Olio su tela, cm 47,5 x 39,5
In cornice in pastiglia dorata, cm 56 x 47,5
Il dipinto va collocato nell'ambito della notevole attività come pittore ritrattista dei Pelagio Palagi. Una produzione che gli studi ed una serie di recenti rassegne espositive hanno messo nell'opportuna luce ( si vedano, in particolare, Pelagio Pelagi artista e collezionista, catalogo della mostra a cura di R. Grandi, Bologna 1976; L'ombra di Core. Disegni dal fondo della Biblioteca dell'Archiginnasio, catalogo della mostra a cura di C. Poppi, Bologna 1989; Pelagio Palagi pittore. Dipinti dalle raccolte del Comune di Bologna, catalogo della mostra a cura di C. Poppi, Milano 1996). Del maestro bolognese l'opera ricorda l'impostazione dell'immagine, basata sul rapporto tra il volto ben caratterizzato e l'abito e lo sfondo lasciati indeterminati, secondo un gusto tipico della migliore ritrattistica neoclassica, a partire da David. Ne risulta una grande forza emotiva basata soprattutto sulla concentrazione con cui è stato reso lo sguardo dell'effigiato, attraversato da un sottile velo di malinconia. Questi caratteri ci rimandano agli anni della maturità di Palagi, tra gli anni venti e trenta, quando l'artista si era spostato da Roma a Milano, dove conseguì, prima di trasferirsi come pittore di corte a Torino, una notevole affermazione professionale.
Fernando Mazzocca