Penna, inchiostro e matita su carta. mm 155x210. Il disegno è un raro documento che presenta due progetti affiancati, uno a matita scartato e uno a penna vicino alla versione pubblicata, più sotto due schizzi per la figura femminile nel tabernacolo. Al verso piccola xilografia col logo utilizzato da De Carolis per firmare i suoi articoli nella rivista "Leonardo".
Nel 1903 il diciottenne Corrado Govoni scriveva a De Carolis da Roma perché desiderava per la sua prima raccolta di poesie, Le fiale, un’edizione che avesse una copertina figurata la cui “traduzione sintetica” fosse come quella della Francesca da Rimini dannunziana; non voleva illustrazioni ma dei culs-de-lampe simbolici da intercalare alle poesie, mentre i caratteri tipografici ed il formato del libro avrebbero dovuto essere esemplati sul modello delle Myricae pascoliane. Il giovane poeta nutriva profonda simpatia per De Carolis, perché lo riteneva un “giovine della scuola moderna” e ne apprezzava gli scritti che comparivano sul “Leonardo”: in particolare l’articolo La via Appia, di cui condivideva lo sdegno di fronte all’effimera e corrotta terza Roma che si espandeva distruggendo a poco a poco le sue gloriose reliquie, primi fra tutti gli incanti ed il “sacro silenzio” dell’Agro sepolcrale che la circondava. De Carolis, oltre a fornire a Govoni le decorazioni xilografiche richieste, si interessò anche dei rapporti con lo stampatore, il Lumachi, che aveva bottega a Firenze in via Cavour. La copertina, stampata in rosso su carta rustica verde, recava al centro un’immagine femminile collocata come un’icona in mezzo ad un tabernacolo tra due lampade fumanti d’incenso. C. Govoni, Lettere ad A. De Carolis, “Nuova Antologia”, a. CI, 1966, pp. 219-227.
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