Pastello bistro e seppia su carta. mm 460x320. Firmato e datato in basso a sinistra.
Unico scultore d’avanguardia attivo in ambiente veronese, il suo ‘anticlassicismo’ marcatamente simbolista (affine a Redon, Wildt, Alberto Martini) ottiene la critica favorevole di Massimo Bontempelli e Lionello Fiumi, e guadagna l’amicizia e la protezione di Felice Casorati e Gino Rossi con i quali esporrà, nel 1919, a Venezia a Ca’ Pesaro. Nel 1926 si trasferisce definitivamente in Brasile. L’opera surreale Mistero è stata più volte pubblicata o citata dalla critica, come esempio dell’originalità della grafica di Prati, caratterizzata da un’interpretazione allucinata della realtà, evidente nella disumanizzazione dei volti dei due personaggi, dalla grandi orbite vuote e dalle bocche aperte, aggrediti da animali strani e minacciosi: un felino scheletrico e un crostaceo munito di pungiglione. Non sarà forse casuale che l’esecuzione dell’opera coincida con l’arruolamento di Prati allo scoppio della Grande guerra.
Bibliografia: Prati e seu mundo, São Paulo, 1978, p. 16; S. Marinelli, La pittura “italiana” a Verona (1797-1945) in La pittura a Verona dal primo Ottocento a metà Novecento, a cura di P.P. Brugnoli, Verona 1986, p. 75; Id., , in Eugenio Prati, in Venezia: gli anni di Ca’ Pesaro 1908-1920, Venezia 1987, pp. 180-181. La pittura in Italia. Il Novecento, a cura di C. Pirovano, Milano, Electa, 1992-1994, II, p. 1029 (ill.); Eugenio Prati, mostra retrospettiva (Cerro Veronese, 29 luglio-20 agosto 1995), a cura di G. Volpato, s. l. s. d., p. 6.
Sul disegno è stato applicato uno strato di vernice trasparente.