Collage. cm 51x39. Rara opera di Giorgio Ferrante, amico di Boccioni nell'ultimo mese prima di morire, quando andava spesso a trovarlo in bicicletta. L'incontro fu favorito dal marito dalla sorella di Boccioni, Amelia e dalle memorie di Ferrante si evince che l'amico artista di cui era diventato allievo avesse preso il cavallo, che poi si imbizzarrì provocandone la caduta mortale, per andare a cercarlo, avendolo visto ritardare a un loro appuntamento. Dopo esperienze altalenanti nel campo futurista, Ferrante, "medico-poeta-pittore", si dedicò nel secondo dopoguerra ai papiers collés che espose varie volte tra il 1949 e il 1962. Dietro la tecnica del collagese o della "cartopittura", come preferiva chiamarla, c'è una lunga storia che attraversa tutta l'avanguardia pittorica del Novecento. Ferrante creava con le carte colorate e ne ricavava con un prezioso lavoro di forbici minuscole immagini astratte, oppure naturalistiche, perfette. La novità sta poi nello sfondo e nell'accostamento dei colori netti ed essenziali. Molti di questi quadri sono andati dispersi; oltre a quelli conservati presso la Società Letteraria di Verona per un lascito del defunto presidente Gian Battista Ruffo, qualcosa d'altro è rimasto nelle mani di privati, ma è molto difficile che si riesca a ricostruire una parte più cospicua di questa produzione. Il presente soggetto replica una cartopittura conservata presso la Società Letteraria, ma rispetto a essa è più bello, complesso e ricco di particolari. Sull'artista si veda l'approfondito saggio di Alberto Cirin I papiers collés di Giorgio Ferrante conservati alla Socità Letteraria di Verona, in «Verona Illustrata», n. 29, Museo di Castelvecchio, Verona 2016, pp. 113-121.
In cornice. cm 62x52.