"ACQUAFORTISTA"
ed altri incisori del suo tempo.
A Mariano Fortuny y Marsal è dedicata una mostra comprendente l’intero corpus della produzione acquafortistica, raccolta in una cartella edita all’epoca dal mercante parigino Goupil e successivamente appartenuta al famoso critico Ugo Ojetti. Considerato il più importante incisore spagnolo del XIX° secolo, la sua opera grafica ha sempre suscitato interessi e commenti lusinghieri, a cominciare da quello di Theophile Gautier – già entusiasta di fronte al quadro La Vicaría – che di lui scrisse: “Fortuny come acquafortista eguaglia Goya e si avvicina a Rembrandt”.
Anche Van Gogh, che conobbe le incisioni del maestro spagnolo nella succursale di Goupil a L’Aja, rimase molto colpito in particolare da alcuni soggetti, come l’Anacoreta, Kabil morto e l’Arabo che veglia il cadavere dell’amico.
Numerose acqueforti sono legate a temi orientalisti magrebini, essendo ricavate da studi eseguiti dal vero in Marocco, dove l’artista era stato inviato come pittore corrispondente al seguito dell’esercito spagnolo. Altre raffigurano scene di ambientazione iberica ed altre ancora “romanesca” (come il Meo Patacca), in virtù dei ripetuti soggiorni a Roma, dove l’artista ebbe un fastoso atelier a Villa Martinori sulla via Flaminia, esercitando larga influenza su una schiera di seguaci soprattutto in pittura, grazie al suo stile esuberante e pittoresco.
Nelle sue incisioni si trovano anche ritratti (come quello dell’amico pittore Zamacois e del Diplomatico) e nudi di giovinetti impostati in chiave allegorica, come Idillio e La Vittoria. Intreressante è l’approccio sperimentale ed innovativo di Fortuny verso l’acquaforte, in linea con l’esempio degli artisti del passato a lui più cari: Rembrandt, Tiepolo e Goya. Ecco quindi irrompere sulla lastra una visione cromatica, da colorista in bianco e nero, oppure patterns di segni, linee e punti che creano brani di tessitura quasi astratti, ed ancora appunti di studio che a volte si intravedono attraverso la composizione principale.
Fortuny si inserì nel grande risveglio per l’acquaforte che si verificò in Francia a partire dalla metà dell’Ottocento e raggiunse la sua fama di incisore proprio a Parigi, tramite l’editore Goupil e lo stampatore Délatre che effettuarono le prime tirature delle sue acqueforti, fino a quella omogenea ed ufficiale del 1878, pochi anni dopo la morte dell’artista, avvenuta prematuramente a Roma nel 1874 per via della malaria.
A titolo di confronto la mostra presenta opere grafiche di Goya (in qualità di immediato illustre predecessore) e dell’entourage francese del tempo: Gavarni, Bracquemond, Manet, Delacroix, Corot, Meissonier, Flameng, Legros, Bonvin ecc., artisti variamente coinvolti dalle nuove ricerche dell’incisione, affascinati dagli aspetti realistici, drammatici ed espressivi della tradizione barocca spagnola (in particolare del cosiddetto Siglo de Oro che passando per Velasquez, Ribera e Zurbaràn arriva fino a Goya, riscoperto nell’epoca romantica per i suoi Caprichos), oppure intrigati da quel rutilante gusto neo-rococò magistralmente interpretato da Fortuny stesso in molte delle sue opere.
In considerazione della fama e del prestigio goduti dall’artista anche in Italia (si arrivò perfino a parlare di un “nefasto” fortunysmo in pittura che produsse tutto un movimento di facili e supeficiali imitatori), la rassegna comprende infine incisioni di Mosè Bianchi, Antonio Piccinni, Pio Joris, Francesco Paolo Michetti, Alberto Pasini, Cesare Biseo ed altri, al fine di delineare un suggestivo intreccio di rapporti e consonanze.
La mostra è a cura di Emanuele Bardazzi. L’allestimento, che intende rievocare il suggestivo atelier orientalista di Fortuny a Roma, è stato curato da Ermanno Manco e Jacopo Pandolfini con la gentile collaborazione dei negozi Homo Sapiens e Elyasy.
inaugurazione: sabato 26 Ottobre, ore 17.
La mostra prosegue fino al 7 Dicembre 2002