Matita nera su carta incollata su carta settecentesca. mm 260x194. In basso ai lati timbri di collezione Claudio Argentieri (Lugt, 486b) e Pier Luigi Breschi (Lugt, 2079b). Al verso: «Ales.o Maggiori comprò in Roma nel 1808».
Il foglio è pervenuto con una vecchia ascrizione al Domenichino del quale in verità sembra richiamare la condotta grafica delle prove giovanili, nell'uso della matita nera, nel groviglio di segni all'incontro di più elementi della composizione, in certe abbreviazioni nella resa fisionomica e nella sproporzione delle figure. Il disegno potrebbe costituire una prima idea per l'episodio raffigurante il Battesimo di San Gerolamo nella prima delle tre lunette ad affresco del portico della chiesa romana di Sant'Onofrio al Gianicolo. Fu questa la prima commissione pubblica del Domenichino a Roma, secondo il Baglione (1642, p. 382) ottenuta grazie alla favorevole reazione del cardinal Girolamo Agucchi alla Liberazione di san Pietro dalla prigione eseguita nel 1604 per la chiesa di San Pietro in Vincoli. Poiché gli affreschi seguono la Liberazione e precedono la morte del patrono nell'aprile 1605, sono certamente da assegnare al periodo 1604-1605 (Spear, 1982, pp. 137-138, n. 15). Il soggetto con Storie di San Gerolamo venne scelto per la piena pertinenza con Sant'Onofrio, luogo di culto geronimita. La scena che qui si osserva raffigura un vescovo in cattedra attorniato da chierici, uno dei quali sostiene davanti a lui un grande volume aperto ed un altro a fianco dello scranno una croce arcivescovile, il gruppo è poi disposto su una doppia gradinata semicircolare: tutte componenti che si ritrovano, benché riviste e amplificate, nella lunetta con il Battesimo, secondo Spear la prima in ordine di esecuzione. La condotta sembra comparabile con quella di altri fogli giovanili del Domenichino: nella vastissima raccolta a Windsor Castle si vedano la Sacra Famiglia all'inventario 785 (Pope-Hennessy, p. 102, n. 1192), ma soprattutto alcuni studi per santi tradotti poi ad affresco nella Leggenda dei santi Nilo e Bartolomeo nell'abbazia di Grottaferrata (1608-1610) come quello per il San Bartolomeo (inv. 711; Pope-Hennessy, p. 37, n. 116) o quelli per i Santi Cirillo d'Alessandria (inv.701; Pope-Hennessy, p. 41, n. 167) e Nicola di Myra (inv. 699; Pope-Hennessy, p. 41, n. 173).