Album di mm 270x365 contenente 32 disegni a matita, penna e acquarello + 1 litografia. Legatura in piena pelle rossa con filetti a freddo e un solo fermaglio in ottone superstite, tagli oro. Album personale pregevolissimo, importante ed inedito documento dell’attività di caricaturista dell’autrice, che fu allieva di Honoré Daumier a Parigi. Con segno abile e sicuro vi sono tratteggiati personaggi politici del governo Ricasoli nell'Italia post-unitaria e dame di società còlti in situazioni umoristiche e satiriche. Molti disegni hanno in basso didascalie inn francese e in italiano. Diversi recano la firma Marie de Solms, M. Rattazzi e lo pseudonimo “Stock”, alcuni le date 1860 e 1862. Tra i raffigurati più celebri si riconoscono le sagome di Bettino Ricasoli, Antonio Mordini, Pier Carlo Boggio, Emilio Visconti Venosta, Camillo Benso conte di Cavour, Elisabetta di Sassonia duchessa di Genova e il marchese Rapallo. In questo album privato è rivelato lo spirito libero di una donna interessata alle vicende politiche italiane, che non si lasciava condizionare alle ferree regole della seconda metà dell’Ottocento, cercando, al contrario, di dominare le circostanze e di trasgredire le convenzioni sociali. Lo stile di Marie, oltre a Daumier, che sviluppò in una serie di caricature la maniera delle “Grosses Têtes” su piccoli corpi (si veda ad esempio quella famosa di V. Hugo comparsa in «Le Charivari» del 1849 o ancor prima quella sempre di Hugo, ad opera di Benjamin Roubaud o di Daumier, sottotitolata ironicamente «la plus forte tête romantique»), ricorda anche Étienne Carjat che ugualmente fu discepolo del grande caricaturista e ne raccolse il testimone.
Marie Laetitia Studholmine Bonaparte-Wyse-Solms-Rattazzi-De Rute, una principessa fuori dagli schemi.
Marie Laetitia Studholmine Bonaparte-Wyse, sposata tre volte acquisendo di volta in volta i cognomi Solms, Rattazzi e de Rute, fu un personaggio eccentrico e intrigante del Secondo Impero, una donna dalla vita irrequieta, piena di capricci e colpi di scena, definita dal letterato e giornalista Raffaello Barbiera la “reine déclassée, ammirata, adorata dagli uni, calunniata, derisa dagli altri”. Grazie a lui sappiamo della sua mania di vagare per cimiteri vestita di veli neri e delle sue mise alquanto stravaganti, come quando, per vestirsi da Diana cacciatrice, si mise addosso una pelle di pantera. Nata in Irlanda nel 1831, era la figlia della terzogenita di Luciano Bonaparte (quindi nipote di Napoleone Bonaparte e cugina di Napoleone III). La madre aveva sposato Thomas Wyse, ministro britannico in Grecia, ma i due si separarono per l’infedeltà di lei. Il vero padre di Marie fu un amante della madre, il Capitano Studholme John Hodgdson. La figlia tuttavia mantenne il cognome del ministro. Si chiamava la principessa Marie Bonaparte Studholmine, ma generalmente si parlava di lei come Marie Bonaparte Wyse. Inquieta come la madre, ma molto più intelligente e colta, costruì attorno a se un alone misto di spregiudicatezza e fascino. Nel 1848, all’età di 17 anni, sposò per capriccio il ricco conte Frederic Joseph de Solms (1815-1863), originario di Strasburgo e che presto la lasciò per andare in America. Marie, per niente sconsolata aprì a Parigi un salotto frequentato da illustri intellettuali, scrittori e artisti come Eugène Sue, Alexandre Dumas, Eugène Scribe, Emile de Girardin, Jules Simon, Jules Sandeau e Victor Hugo che la osannava. Rapidamente divenne anche un luogo di incontro per i nemici del regime imperiale. Napoleone III la corteggiò, ma a causa della gelosia della moglie Eugenia per le visite fedifraghe, Marie venne espulsa dalla Francia con l’accusa di aver usato illegalmente il cognome Bonaparte e di aver mantenuto un salone di sovversivi. Nell’agosto del 1853 Marie Letizia de Solms esiliata si trasferì a Aix-les-Bains in Savoia dove il suo amante Pommereu le aveva costruito una villa che divenne ben presto il centro di un nuovo salotto letterario, subito famoso e frequentatissimo. Marie si divideva tra l’attività di scrittrice, drammaturga (utilizzava anche diversi soprannomi come "The Baron of Stock" o "Bernard Camille"), si dilettava nella musica, nel teatro e nella caricatura che aveva appreso a Parigi da Honoré Daumier. Oltre al maestro, le sue pregevolissime caricature ricordano la maniera di Étienne Carjat, amico intimo e discepolo di Daumier, cofondatore del magazine “Le Diogène” e fondatore della rivista “Le Boulevard”, anche se certamente più conosciuto per i suoi ritratti fotografici e le sue caricature di importanti nomi dell'arte, della politica e della letteratura. Anche Marie fondò la rivista letteraria e artistica “Les Matinées d’Aix-les-Bains”, seguita da “Journal du chalet” e da “Soirées d’Aix-les-Bains”, nelle quali scriveva, disegnava caricature e alle quali collaborarono Ponsard, Ponson du Terrail, Hugo, Banville, Sainte-Beuve. La principessa era costantemente spiata dalla polizia e dai servizi segreti durante suoi spostamenti attraverso l’Europa della seconda metà dell’Ottocento. Nel frattempo il suo primo marito, il conte De Solms, morì e lei appena dopo 15 giorni, nel 1863, sposò il famoso statista Urbano Rattazzi (1808-1873). Con lui visse in Italia, dove era chiamata “La Divina Fanciulla”,fino alla morte del consorte. A Firenze scandalizzava tutti per la sua stravaganza e lei per vendicarsi scrisse un romanzo satirico intitolato Bicheville in cui ridicolizzava la "buona società" fiorentina. L’ultimo e terzo marito fu il marchese spagnolo De Rute. In tarda età Marie stabilì una liason dangereux con la assai più giovane dama di compagnia Charlotte Mortier Bouly de Lesdain che la seguiva ovunque e che fu motivo di scandalo e perfino di un processo celebrato ad Angoulême nel dicembre 1891. Svelava gli "amori e le gelosie morbose di questa gentildonna quasi settantenne con una donna giovane a meno di trent'anni", e rese di dominio pubblico la vita privata di Marie, nonostante il suo rango ed i suoi illustri mariti. L'accusato era il barone Bouly de Lesdain, che nell'aprile dello stesso anno aveva sparato alla moglie Charlotte e al suo presunto amante Regis Delbeuf, segretario di redazione delle "Matinées Espagnoles", ferendoli lievemente. Il problema era stabilire se Bouly de Lesdain avesse agito per gelosia, sentendosi oltraggiato dal Delbeuf, oppure premeditatamente, su ordine della principessa. (Si veda l’articolo di Nerina Milletti, Una principessa poco prudente, pubblicato nel 1994, in: “Quir: mensile fiorentino di cultura e vita lesbica e gay, e non solo...”, n. 10, pp. 20-23).
Bibliografia: Junius Henri Browne, A peculiar Princess, in “The Galaxy”, September 1875. Vincenzo Broglio, Cenni sulla vita e sugli scritti della Principessa Maria Wyse-Solms-Bonaparte, Milano, Redaelli 1857. Raffaello Barbiera, Diademi. Donne e Madonne dell'Ottocento, Milano, Treves 1927. Magda Martini, Regina del Secondo Impero: Laetitia Marie Bonaparte Wyse, Ginevra, E. Droz, 1957.
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