Manoscritto cartaceo (215x140 mm) a inchiostro bruno e rosso. Carte [8], 118 (mancano le carte 74, 111 e il finale. L’opera di Pietro d’Abano è completa. Scrittura gotica libraria. Testo in italiano. Il manoscritto comprende un indice [1-6, cui seguono 2 carte bianche] compilato da tre differenti mani, il Trattato dei veleni di Pietro d’Abano (76 capitoli, carte 1-34) e il “Proemio facto Avicenna sopra i denti quanti sono e in che modo e a che fine si disfanno alla natura umana. Di poi seguita molte più cose per salute del corpo umano”. La carta [6r] presenta un abbozzo di testo di mano più recente, poi parzialmente cancellato “Io Can. [parole cancellate] / sono stato per fa”. Numerazione di mano antica coeva (centrata al margine superiore) e, fino a carta 82, anche altra numerazione di mano più recente indicata all’angolo superiore esterno. La numerazione dalla carta 56 salta alla 58, ma non sembra mancare il testo. Lo specchio di scrittura è di 140x80 mm ca. Le righe di scrittura sono 25. Su molte carte appare la rigatura a secco. Ogni capitolo è preceduto da un titolo in rosso e i capilettera di ogni capitolo sono realizzati a inchiostro blu e rosso. Al verso del piatto si legge: “[…] Stefano Mafii suo vero servo / restauro 1649”. All’interno del volume sono conservati alcuni fogli sciolti: “Lodovico Lisci con Caterina Caffarecci 1592 – Spirito di zolfo volatile – Per cavare lo spirito dal sale – Modo di adoperare di sale”. Un rinforzo alla prima carta. Un tassello in carta alla costola sul quale è indicata una antica collocazione “3”. Cartonatura antica con tre fasce in cuoio rinforzate da spago alla costola.
Importante testimone in lingua italiana di uno dei principali testi medievali di tossicologia composto nei primi anni del XIV secolo. L’opera è stata tramandata in latino con il titolo De venenis o Liber de venenis o Tractatus di veneni, attraverso alcuni preziosi manoscritti (es. il manoscritto quattrocentesco conservato a Modena nella Biblioteca Estense It. 116 = alfa.T.6.34). Nelle edizioni a stampa di fine quattrocento il testo del De venenis venne affiancato a quello di un’altra opera di Pietro d’Abano, il Conciliator differentiarum. Come si evince dal titolo - De venenis - l’argomento sono i veleni, la loro natura e particolarità e le loro virtù. Il testo non solo descrive le caratteristiche tossiche di sostanze minerali, vegetali e animali, ma inquadra la loro azione sul corpo umano. Il manoscritto descritto in questo lotto prosegue con una sezione dedicata ai denti e alla loro cura (testo attribuito ad Avicenna) cui segue una corposa raccolta di rimedi e ricette, anche con erbe, per curare il corpo umano. Tra i vari capitoli: della mutazione del colore dei denti, quando dalle gengive esce sangue, quando la lingua diventa marciosa, della ferita de labri ecc. Tra i rimedi per curare il corpo umano: le ventose utilizzate per tirare il sangue, le virtù dell’ortica, rimedio contro la febbre quartana, ricetta al male della tigna, polvere a rischiarare gli occhi, segni che si conoscono per polso dell’uomo e difetti dell’uomo, ricetta contro a velenj, rimedio a tirare ferro o spina delle carni, a fare venire il sangue mestruale alle donne, rimedio da chi fusse morso da animale velenoso, ricetta di pillole contro al morbo, vari rimedi contro il male di fegato, stomaco, milza, testa e spasmi, unguenti contro i vermi e le piaghe, polvere per la schiena e i lombi, rimedio per chi non può ritenere l’orina e per fare orinare, un unguento di Ranieri da Montespertoli per le ferite, rimedio contro il tremito delle mani, contro le percosse e doglie, rimedi contro la lebbra, il morso di animale velenoso, la rogna e la scabbia, oltre a notizie sulle proprietà della vite e delle sue foglie ecc. Pietro d’Abano (Petrus de Abano o Petrus Patavinus, 1250-1318 circa), medico, astrologo, alchimista e scienziato, fu uno degli interpreti più significativi della cultura del suo tempo. Insegnò nelle Università di Parigi e Padova, trattando di filosofia, botanica, matematica, fisionomia e medicina. Accusato di eresia, venne processato. Secondo alcuni fu ispiratore di Giotto per il ciclo astrologico di affreschi del Palazzo della Ragione. Accusato di ateismo dalla chiesa, fu più volte processato e le sue opere furono messe all’indice.