Manoscritto in pergamena a inchiostro bruno. Lungo rotolo di oltre 7 metri costituito da 13 fogli pergamenacei legati tra loro. Testo in latino. Grafia gotica corsiva con molte abbreviazioni. Minime aggiunte e correzioni. Nella congiunzione di ogni foglio è indicato il signum tabellionis del notaio. Nella parte finale del documento sono presenti alcune note a margine. La data 5 settembre 1328, in testa al documento, è confermata anche dall’indictione. Sono presenti altre date al piede dell’ultimo foglio: '6 novembre 1328' e '1330 indictione XIII tempore domini Johanis Papae XXII die XXX mens martij'. Al verso del primo foglio è stato scritto da mano antica, ma successiva: 'Processum […] vertens inter […] S. Venancis [di Fabriano] et Monasteria S. Benedicta […] anno 1328'. Tra i nomi dei notai imperiali, nel testo si legge anche quello di Johannes de Mathelica (Macerata). In fine, con signa tabellionis, i nomi dei notai Bartholus Ozantio, Anthonius Feroli insieme ai nomi di Ugolino, abate del Monastero di S. Pietro a Perugia, di Andrea Bufecti di Assisi (nominato anche all’inizio del documento) e di 'Paulo monacho Monasteri Sancti Petri'. Un paio di piccoli e antichi risarcimenti della pergamena, ma stato di conservazione molto buono. Dimensioni: 7420x230 mm ca.
Eccezionale documento, redatto sotto il pontificato di Giovanni XXII, relativo alle vertenze, che durarono diversi anni, tra alcuni monasteri benedettini nelle Marche e in Umbria. La pergamena riporta anche la citazione, o la trascrizione, di atti, bolle papali e imperiali, statuti e ordinamenti. Il lunghissimo documento si apre con il nome del monastero di S. Pietro a Perugia che all’epoca costituiva, a livello monastico, una delle maggiori potenze economiche e politiche della zona. Fondato nel X secolo sotto la regola di S. Benedetto, acquistò ben presto il favore del papato, l’esenzione dalla giurisdizione vescovile e il diritto di appartenere nullo medio alla Sede Apostolica. Con altrettanta rapidità acquisì una base patrimoniale notevole, annoverando un numero considerevole di pertinenze, tra cui monasteri. Nel 1328 l’abate del monastero di S. Pietro di Perugia era Ugolino (più volte nominato nel testo), poi vescovo della città, potente personaggio che passò alla storia anche per aver sovrinteso all’inchiesta sui Templari di Perugia, dopo la loro sospensione, occupandosi dei loro beni. I soggetti, protagonisti di questa vertenza, sono, oltre al monastero di S. Pietro a Perugia, il monastero di S. Benedetto a Fabriano, quello di S. Benedetto di Gualdo e il monastero di Montefano. Sono citate la cattedrale della Civitate Camerini e la cittadina di Sassoferrato, insieme ai nomi di molti monaci e testimoni dell’atto notarile. Incipit della pergamena: 'In nomine domine Amen. Anno domini 1328. Indictione undecima tempore domini Johanis XXII die quinta mensis septembris in Claustro Monasteri Sancti Petri perugini presenti […] Andrea Bufecti Antonello Guppolini et Andrea Maffuti (?) et pluribus aliis testis. Constitutus frater Gentilis de Saxo Ferrato […] procurator prioris Capituli et communitus (?) Ecclesie Sancti Benedicti de Fabriano Camerini Diocesi […] Reverendo domino Ugolino Abbate Monasteri Sancti Petri perugini […] prioris Capituli […] presentant et exibit ordem duom abbati quasdam pictas aplica in carta pecorina scriptas bullatas bulla plumbea […]'. Importante documento sulla storia del monachesimo.