Penna e inchiostro bruno, pennello e acquerello seppia diluito, minime tracce di matita nera. Carta vergellata sottile color crema priva di filigrana. mm 300x210. Il disegno pare in relazione con il dipinto oggi a Brera (inv. 5969) appartenente alla produzione giovanile dell’artista, a un tempo quindi precedente l'impegno nel palazzo vescovile di Udine (1726). Come nel dipinto, il vecchio monaco Antonio cerca il conforto del grande libro, aperto a terra su cui ora è reclinato, mentre nel dipinto se ne faceva scudo, per allontanare la tentazione della bella giovane che gli sta carezzando un braccio, sospinta dal diavolo alle sue spalle identificato da piccole corna sulla fronte. La composizione del disegno indaga i protagonisti coinvolti, tra loro strettamente accostati, al momento dell'atto seduttivo, mentre nella redazione pittorica Giovambattista li allontana disponendoli in un paesaggio surreale dove Sant'Antonio conserva l'attitudine raccolta indagata nel disegno, mentre un diavolo dalle ali di pipistrello gli presenta la bellissima giovane nuda su una piccola altura alle sue spalle. La figura del vecchio Antonio presenta la medesima fisionomia sia nel disegno che nel dipinto, mentre il teschio che nel disegno sorreggeva ripiegandosi sul volume aperto, nella versione pittorica lo si trova rotolato lontano con la parte sottostante ben in vista.
Piccola macchia al centro del margine destro, forellino di tarlo in basso a sinistra e minima mancanza di carta a destra.