Manoscritto a inchiostro nero. Una carta scritta al recto. Dimensioni mm 165x225. SI AGGIUNGE: Id.: lettera autografa firmata inviata ad Achille Mauri, letterato e traduttore, con riferimento alla traduzione del dramma Ifigenia in Tauride di Goethe, datata Firenze giugno 1844. SI AGGIUNGE: Id.: lettera autografa firmata inviata da Firenze ad un amico stampatore, senza data. SI AGGIUNGE: Id.: lettera autografa firmata, in memoria del medico, poeta e patriota Giovanni Raiberti, datata 7 aprile 1885.
Questa raccolta di documenti mette in luce le doti umane di Andrea Maffei, galantuomo, colto umanista, poeta, traduttore e fervente patriota. I DOCUMENTO: Autografo della nota poesia dedicata da Maffei alla Ristori “Ad Adelaide Ristori / Donna non ti sdegnâr quelle impudenti / parole: che noi molli e rotti al canto / l’arte tua non infiamma ed abborrenti / dal coturno, non sai moverne al pianto? […]”. La poesia è postillata così: “Letti gli articoli critici di G. [Giulio] Jannin”. II DOCUMENTO: “Ad Achille Mauri / Rammentalo. Alle mie nozze [del 1832, con la contessa “Clarina” Carrara Spinelli] ti venne il gentile pensiero di raccogliere alcuni frammenti del Messia di A. Klopstock che da giovane aveva in gran parte tradotto, v’hai premesso un discorso bellissimo sul poeta tedesco e me n’hai fatto un dono […] il rinunciare al privilegio d’uno stile poetico disceso a noi dai greci e dai latini e negato quasi in tutto alle altre lingue vive, sia deplorabile errore di molti valorosi giovani […] se questa Ifigenia fosse scritta in greco né portasse il mio nome, parrebbe veramente nata nella terra di Sofocle e di Euripide […]”. III DOCUMENTO: “Pregiatissimo amico / Fui poco giusto, non a Lei dovevo volgere la mia lagnanza, sibbene al copiatore di quei miei versi, o dirò meglio, a me stesso, ché lessi la copia più mentalmente che con gli occhi, purtroppo debolissimi […]”. IV DOCUMENTO: “Egregio signore / ottimo divisamento il suo di richiamare alla memoria dei presenti un bellissimo ingegno umanistico qual’era il Dr. Raiberti . Egli mi fu medico ed amico ed ebbe […] le mie vive condoglianze per le ingiuste persecuzioni […] non pure dal governo austriaco, ma dagli stessi suoi cittadini i quali […] lo accusarono come di un delitto quando coraggiosamente ne rivelò la impostura in quel aureo libretto Il volgo e la medicina. Consueto compenso a chi ardisse proclamare la verità: il rogo o la croce […]”.