Manoscritti a inchiostro bruno. 2 bifoli viaggiati, scritte 2 pagine. Al verso gli indirizzi dei destinatari. Dimensioni 190x245 mm.
La lettera del 1848 è inviata a Vincenzo Craveri, avvocato, professore e poeta: “Carissimo Craveri, ti ringrazio dell’inno bellissimo che hai favorito, e teco spero le liete sorti che accenni. Vi sono molti argomenti per presagirle, benché sia difficil cosa non passare tra tempestose guerre! Iddio ci assista! In questi giorni mi recano afflizione le sventure che si vanno moltiplicando a Pavia, a Padova, per tutti i poeti lombardi. La lunga ospitalità in que’ luoghi mi ha fatto mezzo lombardo, e gemo per molte di quelle desolate famiglie. […] Ho il cuore lacerato e la mia povera salute ne risente assai […]”. La lettera del 1845 è inviata al Conte Coriolano di Bagnolo, politico, poeta e traduttore: “Ill.mo Sig. Conte, più gentile e degna poesia non poteva farsi in occasione di funebre dolore. Quand’io intesi che V.S. aveva composto un canto sul perduto amico, fui certo che sarebbe cosa egregia, e non solo espressione d’ingegno, ma d’affetti. […] Niuno meglio di lei poteva qui farsi il rappresentante del sentimento pubblico circa l’amato defunto e l’eccellente Eufrasia, che tutti veneriamo […]”. Il riferimento è al componimento poetico del Conte intitolato Consolazione ad Eufrasia Solaro contessa Valperga di Masino. Nel 1830 la contessa Eufrasia aveva ospitato Silvio Pellico, reduce dallo Spielberg, nel suo castello di Villanova, dove Pellico in persona lesse per la prima volta in pubblico alcuni capitoli de Le mie prigioni.