Manoscritto a penna nera. 5 carte scritte al recto con intestazione Sufficit Animus - Prima Squadriglia Navale, con lo stemma disegnato da De Carolis (ali d’aquila su sperone di trireme) di colore nero sulla prima pagina, rosso sulle altre. Busta conservata, firmata "Gabriele d’Annunzio 29.X.1932". Dimensioni 270x195 mm.
Lunga lettera ricca di spunti e riflessioni personali. La sintetica efficacia della frase: "scrissi mescendo ai miei inchiostri il tossico della malaria" ricorda lo stile dei più celebri motti dannunziani. "Caro compagno e patrono, il nostro Alfredo Felici – che io so come difende le cause ideali e con qual pugno fermo tratti quel che voi chiamate realtà – mi parla di un audace tentativo e di una graziosa dimanda dell’attore Febo Mari, a proposito di un mio remotissimo racconto ch’io scrissi mescendo ai miei inchiostri il tossico della malaria. Ero volontario di cavalleria e avevo preso le febbri a Campagnano sotto la tenda. Di Febo Mari conosco da tempo il nobile ingegno e il buon gusto. Per ciò penso che io debba consentire senza dubbii penosi alla sua dimanda […] Ma per quali modi l’attore vive e fa vivere il miserando mio fantasmà Rinnovella solo una narrazione “drammatica”? O trasmuta in dramma improvviso il racconto? Questo vorrei sapere. Nel primo caso il mio consenso è intiero. Nel secondo, mi occorre conoscere la trasmutazione scritta; e in ogni caso repugno a lasciar trarre un dramma da una mia qualunque invenzione […] Saluti Roberto Davanzati. Vi abbraccio. 28 ott. 1932 Gabriele d’Annunzio".