Acquaforte mm 410 × 625 (parte incisa). Foglio: mm. 640x460. SABATELLI, 1900, p 34, n 8; DE WITT, 1938, p 32 e fig. 1; PAOLOZZI STROZZI, n. 61, tav. 64. Nell’inciso in basso a sinistra “Luigi Sabatelli inventò e incise Milano 1809.”; al centro “ Videbam in visione mea nocte… et quatuor bestiae grandes ascendebandt de mari… prima quasi leoena… et ecce bestia alia similis urso… et ecce alia quasi pardus… et ecce bestia quarta terribilis atque mirabilis… et habebant cornua decem… et ecce cornu aliud ortum est de medio eorum, et ecce oculi erant in cornu isto &cc.... (manca: Dan. C. Vii)”. Il soggetto illustra in tono “sublime” e visionario alcuni passi del Libro di Daniele, capolavoro della letteratura apocalittica giudaica. Proprio per questo motivo l'incisione viene spesso e a torto associata alle sei della serie che illustra L’Apocalisse di San Giovanni, peraltro contemporanee per stile ed esecuzione, ma è indipendente da esse. L'opera viene considerata, a partire da De Witt, il capolavoro incisorio dell'artista. L'impianto stilistico e "la romantica foga evocativa rimandano ai grandi protagonisti dell'era protoromantica e sublime, Füssli, Flaxman, Blake fino all'incisore inglese John Hamilton Mortimer.
Margini ridotti all'interno della battuta ma senza interessare l'inciso. Due abili restauri negli angoli inferiori con parziale ricostruzione del segno. Una lacuna nella scritta (mancano le parole "Dan. C. Vii") ricostruita in bianco. Altri minori difetti. Impressione fresca e ben contrastata.