Olio su tela. cm 98x77. Firmato in basso a sinistra. Ritratto dove si condensa la poetica di Ghiglia fra gli anni ’40 e ’50, il periodo in cui la sua ritrattistica, molto ricercata dalla mondanità romana – l’artista si trasferisce nell’Urbe nel 1931, introdotto nei circoli culturali e aristocratici della città da Ettore Petrolini - , si impone come uno dei linguaggi pittorici più originali del panorama italiano. Personalità di radicata cultura toscana, formatosi alla scuola del padre Oscar, matura un linguaggio figurativo di tenuta internazionale, per la pennellata dinamica, fortemente costruttiva, e al tempo stesso in grado di rendere il vibrare dell’atmosfera e le più sottili rifrazioni della luce, nonché per la spiccata sensibilità agli accostamenti cromatici, risolti in un senso del colore di affascinante risonanza simbolica.
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