In-4° (mm 200x145). Carte [12], 155, 1 bianca. Con un bel ritratto in ovale di Isabella Andreini inciso in rame da Sadeler e datato in lastra 1602. Impresa de l'Accesa incisa in rame da Thomas de Leu al frontespizio, capilettera e fregi xilografici. Gora d'acqua e piccoli forellini di tarlo nell'angolo inferiore interno di parte del volume, poche carte brunite e una macchia di inchiostro a una pagina ma bella copia. Legatura coeva in pergamena floscia, con segni del tempo. Timbro di collezione privata al frontespizio, alcune note di possesso manoscritte ai contropiatti.
Prima rarissima edizione; Graesse I, 121. «Gli anni successivi alla scomparsa di Isabella furono consacrati da Francesco a edificare il mito degli Andreini e dei Gelosi» anche attraverso la pubblicazione «delle opere postume della moglie dedicate alla "rappresentazione della sua sopravvivenza"» (Mazzoni, La vita di Isabella 92); nel 1607, lo stesso anno delle Bravure, Francesco cura la pubblicazione delle Lettere e poi, con l'aiuto dell'amico teatrante Flaminio Scala, nel 1617 i Frammenti (si veda lotto successivo). Isabella Canali Andreini, 'prima donna innamorata' della Compagnia dei Gelosi, non fu solo la più celebre attrice della Commedia dell'Arte ma anche la prima vera "diva" nell'accezione moderna: donna bellissima - dalle cronache del tempo -, interprete divina e talentuosa amata in Italia e in Francia da popolo e sovrani, ascritta all'Accademia degl'Intenti con il nome di Accesa, l'Andreini raggiunse il trionfo sulle scene a Firenze con la Pazzia d’Isabella, e successo ancora maggiore, riuscì nell'impresa di ottenere la legittimazione sociale della figura dell'attrice, fino a quel momento denigrata e tacciata di immoralità: si pensi che la ritrae un affresco in Santissima Annunziata. Vd. Rasi I, 87-117.