In-8° (mm 198x125). Pagine 236, IV (catalogo editoriale) con una bella antiporta raffigurante Pinocchio circondato da altri personaggi della fiaba e 62 incisioni xilografiche nel testo. Usuali bruniture, uno strappo che inficia leggermente l'inciso della tavola in antiporta, altri strappetti anche nel margine interno delle carte, talvolta con piccole lacune nella carta, ma sempre lontani dal testo. Esemplare in barbe con alcune carte dai margini più corti e nella sua brossura originale verdolina con titoli stampati al piatto anteriore, ma in parte slegato e senza più il dorso.
SALE ROOM NOTICEPrima edizione in forma di libro e stesura definitiva di questa celeberrima fiaba «capolavoro immortale della letteratura dei ragazzi di ogni paese e di ogni lingua» (Collez. Zannerini 1). Una prima versione del romanzo era stata pubblicata con il titolo La storia di un burattino a partire dal primo numero del Giornale per i bambini ed era stata suddivisa in 30 capitoli usciti in 26 numeri dal 7 luglio 1881 al 25 gennaio 1883 con illustrazioni di Ugo Fleres. Già nel dicembre 1882 Collodi firma un contratto con l'editore Paggi per la stampa di 3000 copie e la cessione di proprietà del racconto intitolato Le avventure di Pinocchio, dietro un compenso assai modesto di 500 lire, indice che l'Autore non sembrava aspettarsi molti guadagni dalla vendita del libro. Nel 1883, subito dopo la fine delle pubblicazioni sul Giornale dei Bambini, esce quindi la versione definitiva della fiaba in formato di libro illustrata da Enrico Mazzanti con 62 graziose vignette. Oltre che per la revisione del testo del racconto ad opera dello stesso Autore, questa edizione fu decisiva per l'iconografia del personaggio: grazie a Mazzanti, che aveva già illustrato le altre opere di Collodi per i tipi Paggi, il burattino ricevette la sua prima, vera raffigurazione e si delinea compiutamente l'universo figurativo della storia; a tal proposito si ricorda la celebre antiporta con Pinocchio in primo piano e alcuni dei personaggi sullo sfondo. Parenti, Rarità bibliografiche, 148-153: «È questo uno dei pezzi più rari, se non il più raro senz'altro, dell'Ottocento italiano. Fino al 1944, l'unico esemplare conosciuto in collezioni private era il mio».