Penna e inchiostro bruno, acquerello a colori su carta vergellata pesante. mm 777x777. Rara tavola dipinta, con al verso appunti e schizzi di epoca posteriore, a penna e inchiostro bruno tra i quali si legge la data "1824". Intorno alla prima metà del secolo XVIII in Italia, probabilmente importato dalla Spagna si era diffuso un gioco d’azzardo, simile alla roulette, che tutti chiamavano Biribissi o Biribisso, dal termine spagnolo Biribiss. In origine questo gioco d’azzardo si svolgeva su una tavola composta di 36 figure, ognuna delle quali raffigurava animali, piante, fiori e contrassegnata da un numero. Agli angoli del tabellone entro ovali le scritte "Pari", "Dispari", "Dentro", "Fuori". Si gioca tra un banco e un numero illimitato di giocatori. Questi puntano una somma di danaro su una delle 36 caselle figurate e numerate dello scacchiere (in Francia 70); il banchiere estrae allora un numero da un sacchetto e i giocatori che hanno puntato sul numero estratto vincono trentadue volte (o 64 in Francia) la propria posta, mentre il banchiere incamera le altre puntate. Il giuoco era praticato da ricchi o da coloro che miseramente falliti nelle finanze, ostentavano false ricchezze, e perseguitati dai creditori si sedevano al tavolo nella speranza di azzeccare la figurina giusta. Il ruolo del banchiere in genere era svolto dal padrone di casa, dal ricco signore che ospitava, una sorta di moderno croupier, il quale spessissimo, investendo poco incassava parecchio. Il gioco è descritto nel Vocabolario degli accademici della Crusca, Volume 2, Parte 1, del 1866, dove si legge: “BIRIBISSO o BIRIBISSI, m. Giuoco di sorte, il quale si fa tra un banchiere e quanti giocatori si vogliono. A far questo giuoco si sogliono adoperar certe pallottoline forate per lo lungo, in ciascuna delle quali s'introduce un numero dall' uno in su progressivamente. Tali numeri sono più o meno, secondo le diverse usanze de' diversi paesi, e corrispondono ad altrettanti segnati sopra un tavoliere in separate caselle, dipinte a figure umane e animalesche. Vincitore è quegli che, avendo messo una moneta sopra un numero, ha la fortuna che il numero medesimo sia cavato dalla borsa o dall' urna, ove si pongono e si agitano le pallottoline suddette. La vincita è regolata in questa proporzione, che se, per esempio, i numeri sono 36, come si usa da noi, il banchiere paga al vincitore 32 delle monete da esso giocate. Una tal regola per altro non è costante, variandosi ancor essa a piacimento. Questa è la definizione che ne dà il Gherardini. Il Biribissi è antico fra noi, e si trova ricordato, per proibirlo, ne' Bandi antichi. Lo usarono poi il Neri nel Samminiato, e l' Autore della Celidora. Neri, Sammin. 3, 42 : « Consumano il tempo intorno al giuoco, Sempre avendo a rubare il pensier fisso. Con le carte d' alzata e il biribisso. »”.
Presenza di varie pieghe spesso aperte, strappi e tracce d'uso dovute all'utilizzo del tabellone per la pratica del giuoco. Fragilità.