In-4° (mm 206x150). Carte 236, [2]. Marca xilografica al frontespizio. Copia marginalmente e lievemente gorata (gora più evidente alle ultime carte), l'ultimo fascicolo rimontato con pecetta. Legatura coeva in piena pergamena floscia con titolo manoscritto al dorso, lacerti di legacci. Assente parte del piatto posteriore.
Terza edizione. L'opera costituisce il primo tentativo di comporre una storia dettagliata ed ufficiale delle missioni gesuitiche in Oriente. Scritto in portoghese dal gesuita Manuel Acosta (o da Costa, cfr. O'Neill-Domínguez I, 978; Sommervogel II, 1505), il testo manoscritto fu inviato da Coimbra a Roma nel 1565, dove fu tradotto dal portoghese in latino e preparato alla pubblicazione da Giovanni Pietro Maffei, un giovane novizio ed esperto latinista designato dai Gesuiti a comporre la storia ufficiale delle loro missioni in Asia. Maffei, che divenne in seguito uno dei principali storiografi della Compagnia di Gesù e dell'Asia, di fatto non si limitò alla sola traduzione del manoscritto, ma implementò il lavoro di Acosta di un intero capitolo completamente dedicato al Giappone e intitolato De Japonicis rebus epistolarum libri quinque, al fine del quale vi sono 5 pagine di Specimen quoddam litterarum vocumque iaponicarum, desumptum e Regis Bungi diplomate, in cui si riproducono decine di ideogrammi giapponesi. La fondamentale importanza di questo lavoro, che conobbe molte traduzioni e ristampe, è legata anche al fatto che vi sono riportate tutte le lettere inviate dai Gesuiti dall'India e dal Giappone fino all'anno 1570, nella loro versione non censurata (Acosta aveva accesso diretto a Coimbra a tutta la corrispondenza gesuita). Cfr. Adams A-129 (I edizione); Backer 472, attribuisce l'opera al solo Maffei; Cordier, Indosinica II, 1907; Cordier, Japonica 60; Lach-Van Kley 2.1, 501; Palau 146953; Sommervogel V, 295.