Manoscritto a inchiostro nero. 5 carte scritte al recto (numerate da d’Annunzio). Le carte n. 2 e n. 4 presentano un rinforzo al verso. Nella carta n. 3 è presente una bruciatura, volutamente realizzata per non permettere la lettura di alcune parole. Dimensioni: 220x165 mm. SI AGGIUNGE: Duse Eleonora. 1 telegramma.
Testo letto da d’Annunzio l’11 maggio 1902 all’Hotel de la Ville di Trieste - dove il poeta alloggiava con Eleonora Duse – in occasione di un banchetto organizzato in loro onore e promosso, tra gli altri, da Giulio Caprin e Riccardo Pitteri. Il testo venne pubblicato da Il Piccolo e l’autografo regalato da d’Annunzio la sera stessa a Francesco Salata che alcuni anni più tardi verrà nominato Segretario Generale per gli Affari Civili. Incipit: Grazie e onore a colui che con tanto animosa dottrina discoprendo le vestigia occultate dagli spiriti magni riafferma di continuo la tradizione del genio latino [...]. Explicit: Che l’idioma, onde foggiato fu tal verso a noi sacro come una palesata legge della Natura e della Storia, risuoni eternalmente vivo e libero nel popolo che fu ed è cittadino di Roma!