Manoscritti a inchiostro bruno. 4 pagine scritte in totale. Dimensioni varie.
Giovanni Battista Amici (1786-1863) è stato un ingegnere, matematico e fisico. Dalla metà degli anni '20 del XIX secolo si dedicò alla costruzione di strumenti ottici: microscopi e telescopi. Nella lunga lettera alla moglie, Teresa Tamanini, Amici - raccontando di alcuni sonetti del Papi (probabilmente il medico orientalista lucchese Lazzaro Papi) che hanno a che fare con il telescopio – raccolta a lungo di questo strumento: "[...] Per altro se egli vuole divertirsi a stendere la storia lo faccia puree io sono pronto a compiacerlo [...] spero però che fatti gli esperimenti dei miei nuovi telescopj anche i più increduli di costà si persuaderanno senz’altro [...] Ti dirò poi che qui quasi tutti sanno che lo specchio comperato dal Governo è stato dal Gualtieri riportato a Modena per pulirlo di nuovo. Il signor Cavaliere Cesaris mi ha detto chiaramente e mi ha commissionato di comunicare al Ministro che il telescopio non è della perfezione di quello di Herschel [...]. Anche i telescopi di Napoli sono andati a vuoto: e so dall’astronomo che niuna commissione vi è dato poiché sono ancora indecisi se rivolgersi debbono piuttosto dalla parte degli acromatici [...]". La lettera al Podestà è finalizzata ad ottenere le dimissioni del suocero (l’editore e libraio modenese Antonio Tamaini) – ormai anziano – da consigliere comunale.