Compongono il lotto: 1) Vigo Nanda, Frammenti di riflessioni. Lettera illustrata a Romana Loda. Brescia: Multimedia Edizioni, s.d. [i.e. 1979]; 2) La Rocca Ketty, Appendice per una supplica. S.d.e. [i.e. 1971]; 3) 1 invito e 3 cartoline (su 12) della serie Riflessioni a puntante di Tomaso Binga, numerate e firmate dall'Artista e indirizzate a Romana Loda; 4) Cartella della mostra antologica di Verita Monselles l1974-2022, tenutasi presso la Corso Tintori Arte di Firenze nel 2002, inviata dall'Artista a Romana Loda (con lettera di accompagnamento firmata, datata 16 maggio 2002); 5) Santoro Suzanne, Iconoclastia. Roma: Il politecnico XX arte, 1995 (con la dedica dell'Artista a Romana Loda); 6) Cinque ciclostili spillati con disegni di Libera Mazzoleni); 7) Biglietto di invito alla mostra Magma, tenutasi al Museo di Castelvecchio (Verona) tra il 12 febbraio e il 3 marzo 1977; 8) Magma. Rassegna internazionale di donne artiste. Ideata e realizzata da Romana Loda, 1977 (catalogo della mostra). SI AGGIUNGE: Squatriti Fausta, The cloude eye. Milano: Sergio Tosi, 1969. Elenco completo disponibile su richiesta. Lotto non passibile di restituzione.
«Magma fu una delle prime rassegne di arte al femminile realizzate in Italia a ottenere una certa risonanza nel sistema artistico internazionale, grazie soprattutto al lavoro di promozione e alla fitta rete di relazioni intrecciate dalla curatrice, Romana Loda [...]. Loda ha promosso il lavoro di numerose artiste operanti nel nostro Paese, sia attraverso la sua galleria, la Multimedia di Erbusco (Brescia), sia mediante esposizioni in spazi pubblici e privati. [...] Magma si concentra sulle ricerche artistiche emerse negli ultimi dieci anni... La mostra è divisa in due parti, benché nell’allestimento non vi sia una cesura netta: «Le ultime tendenze» e «La donna: condizione/protesta». Nella prima sezione sono inserite opere che spaziano dal comportamento all’astrazione, mentre nella seconda Romana Loda riunisce i lavori di artiste impegnate a esplorare i confini della sfera sessuale e identitaria (Suzy Lake, Annette Messager, Katharina Sieverding), a denunciare la condizione di subordinazione culturale e sociale della donna (Valie Export, Stephanie Oursler, Ulrike Rosenbach) e a rileggere criticamente le rappresentazioni stereotipate del femminile (Verita Monselles, Natalia LL, Suzanne Santoro). In entrambe le sezioni, le scelte cadono in prevalenza su ricerche fondate sul corpo, luogo primario in cui si giocano le disparità tra i sessi e terreno elettivo della lotta femminista. «Magma» viene riproposta, con alcune varianti, prima alla Galleria Michaud a Firenze [1976], poi al Museo di Castelvecchio a Verona [1977]. La seconda tappa costituisce per Romana Loda l’occasione per fare il punto della situazione e rileggere, con sguardo critico, l’attività sin lì svolta. La mostra è accompagnata da un catalogo nuovo, di formato più grande e ricco di illustrazioni, in cui Loda inserisce un aggiornamento all’introduzione del 1975: la curatrice vi segnala i numerosi problemi, anche legali, a cui era andata incontro nell’organizzare «Coazione a mostrare» e «Magma». In occasione della prima mostra era stata denunciata per oscenità e istigazione all’aborto, rispettivamente, per le opere di Niki de Saint-Phalle e Andreina Robotti: la mostra fu chiusa dai carabinieri, e venne riaperta dopo alcuni giorni grazie all’intervento di Filiberto Menna, Ketty La Rocca e Verita Monselles, come sappiamo da una lettera inedita spedita da Romana Loda a Libera Mazzoleni, datata 16 dicembre 2004 (Brescia), conservata presso l’archivio di Libera Mazzoleni a Milano. Anche la realizzazione di «Magma», benché priva di ripercussioni giudiziarie, era stata contrassegnata da difficoltà e ritardi. La risonanza di questa seconda mostra tuttavia, come si è detto, fu ampia, anche perché nel 1975 l’interesse critico per l’arte femminile aveva iniziato a diffondersi. In occasione della terza edizione di «Magma» Loda rilevava invece che, nei due anni trascorsi, il dibattito sull’arte delle donne era andato incontro a una degenerazione, sino ad assumere il carattere di una moda e a produrre «una leggera nausea da femminismo»; viceversa, la condizione di chiusura delle istituzioni e del mercato nei confronti delle opere delle donne rimaneva sostanzialmente immutata». (Raffaella Perna, L’altra faccia della luna: Romana Loda e l'arte delle donne... in RICERCHE DI S/CONFINE, vol. VI, n. 1, 2015; pp. 143-150). Nonostante questo, però, la mostra chiude un percorso fondalmentale per la formazione di una consapevolezza di genere nell’arte italiana che, dal 1974 al 1978, ha visto in Romana Loda una protagonista imprescindibile e preziosa.