In-folio oblungo (mm 273x410), in 4 parti, con 108 tavole calcografiche in totale. Parte I con 33 tavole incise. Frontespizio calcografico con dedica allegorica per il Principe Don Agostino Chigi Principe di Farnese e 31 tavole di fontane. Parte II con 19 tavole incise, 1 di frontespizio. La seconda tavola è la dedica allegorica al Cardinale Giovanni Francesco Negroni. La tavola 18 reca la firma di Gio. Francesco Venturini ed è stata qui mal posizionata, doveva essere nella quarta parte, mentre la tavola 18 della IV Parte andava al suo posto. Parte III con 28 tavole, compreso il frontespizio. La seconda tavola è la dedica a Don Livio Odescalchi Duca di Ceri nipote di Innocenzo XI. 1 tavola più volte ripiegata. Parte IV con 28 tavole, di cui 1 di frontespizio. La seconda è la tavola allegorica di dedica al l’Altezza Serenissima Francesco II Duca di Modena. 1 tavola più volte ripiegata. Qualche lieve arrossatura e fioritura marginale, buona copia ben impressa. Tavola 6 nella seconda parte rifilata e con rinforzo al margine. Stessa collazione presente su SBN. Elegante mezza pergamena moderna con punte, piatti in carta color zafferano.
Nel primo libro, le fontane sono raffigurate nel contesto urbano dell’epoca e quindi le vedute offrono scorci di una Roma settecentesca perduta: manca ad esempio la celeberrima scalinata a Trinità dei Monti, costruita una trentina di anni dopo, nel 1725. La seconda parte illustra fontane in favolosi giardini nelle ville di Frascati nel Tuscolano. La terza parte illustra le fontane nascoste nei giardini pontifici e in quelle delle grandi famiglie romane, con spettacolari e intricati giochi d’acqua. La quarta parte, tutta dedicata al giardino estense di Tivoli, contiene straordinarie tavole scenografiche tra cui anche una dettagliatissima tavola ripiegata della veduta del palazzo dal piano del giardino con le sue fontane. Secondo il Fowler, nella sua collezione architettonica della Johns Hopkins University (1991), l’opera presenta una complessa cronologia editoriale, con le diverse parti databili tra il 1675 e il 1691, basandosi sulle dediche interne. Le copie esistenti mostrano notevoli variazioni nel numero e nella disposizione delle tavole. Critici come Olschki e Cicognara la considerano una delle più raffinate pubblicazioni sulle fontane di Roma, con tavole incise principalmente da G. F. Venturini e alcune da L. Rouhier e G. B. Falda. Millard la definisce "la raccolta più sofisticata e complessa mai incisa sull'argomento."