Manoscritto coranico completo su sottile carta vergellata opaca, proveniente “dalla gloriosa ed eccelsa città di Bukhara, al tempo di Sua Maestà il nobile Sultano e Comandante dei Credenti Nasrullah Khan”, risalente cioè ai decenni centrali del XIX° secolo (r. 1826 – 1860). 487 carte complessive. Misure del foglio: mm. 345 x 260 ca.; dimensioni dello specchio di scrittura: mm. 255 x 150 ca. Testo arabo in calligrafia naskh di stile “Nayrizi” vergato all’inchiostro nero e disposto su 9 righi a facciata, con traduzione interlineare persiana rubricata in uno stile nasta’liq di modulo minore. I titoli delle Sure, scritti in inchiostro bianco entro cartigli decorati, sono in stile tawqi’. Rubricati i segni funzionali alla recitazione e quelli indicanti le ripartizioni testuali interne. Esteso commentario marginale, elegantemente ornato da decori perimetrali “a nuvoletta” e presente pressoché in ogni facciata, consistente sia in glosse che in interpretazioni testuali di passaggi ostici. Magnifica doppia pagina di apertura (‘unwan) architettonicamente concepita in oro e lapislazzulo; decori laterali di varie fogge finemente elaborati, posti al di fuori dello specchio di scrittura a marcare l’inizio delle sezioni testuali successive; specchio di scrittura delimitato da spessa bordura perimetrale (jadwal) in oro, come pure i dischetti interni al testo con funzione di separatori di verso (shamsa). Legatura semplice in marocchino rosso, ornata di filo rettangolare dorato interno e priva di ribalta. Contropiatti sontuosamente decorati con motivi arabescati, a elementi vegetali stilizzati. Condizioni generali eccellenti.
Questo manoscritto costituisce un intrigante esempio della pervasività dei modelli persiani classici e tardo-classici nell’area centroasiatica, uzbeca in particolare, come vettori di ideali estetici raffinati e al contempo simboli di elevato prestigio sociale. La data rubricata, trascritta a mo’ di colophon, del mese di Sha’ban 1048 AH (dicembre 1638 d.C.), fu aggiunta al termine del testo dalla medesima mano dello scriba ed è da considerarsi pseudoepigrafa, dal momento che la qualità del supporto non pare compatibile con tale datazione. Lo scriba ivi menzionato, Hayder di Shiraz, potrebbe quindi anche intendersi come l’originario copista di un Corano-modello del 1638 d.C., a sua volta ispirato alle strutture decorative e di mise en page dell’altissima produzione della città iraniana di Tabriz nella piena età safavide.
Sotto richiesta di temporanea importazione.