Asta 58 / Libri, autografi e manoscritti

mar 11 MARZO -  gio 13 MARZO 2025
Lotto 31

Varchi Benedetto

Bened. Varchi al Tribolo scultore et al Bronzino dipintore amicissimi suoi. SEGUITO DA: Delle trasformazioni di Publio Ovidio Nasone libro XIII tradotto in lingua latina.

Lettera di accompagnamento datata 1 maggio 1539.

Manoscritto a inchiostro bruno. Carte [33]. Carta pesante con filigrana. 1 carta presenta al piede la mancanza di un verso. Fascicoli slegati tra loro e protetti da un foglio pergamenaceo (con molti difetti) con scrittura gotica e capilettera decorati, anch’esso staccato. Dimensioni: 190x140 mm.



Il manoscritto è così composto: Bened. Varchi al Tribolo scultore et al Bronzino dipintore amicissimi suoi. SEGUITO DA: Argomento. SEGUITO DA: Delle trasformazioni di Publio Ovidio Nasone libro XIII tradotto in lingua latina. SEGUITO DA: Benedetto Varchi al molto Mag.co [...] Bernardo Salviati Priore di Roma [datato in fine 12 luglio 1541]. SEGUITO DA: La morte d’Eurialo et di Niso Tradotta dal nono libro di Vergilio in lingua Toscana da Benedetto Varchi Fiorentino. Queste traduzioni poetiche diedero notorietà a Varchi agli esordi della sua attività letteraria. Dalla lettera inviata a Tribolo e Bronzino (qui datata 1539 e non 1538) si evince che si tratta di un esercizio giovanile. L’incipit è il seguente e presenta varianti rispetto alla versione pubblicata: Sedero i capitani, et stando intorno / a guisa di corona il popol greco / si levo in piedi il forte Aiace, e l’ira / non potendo frenar, con occhio bieco / si volge a sigei lidi, et a l’armata / che nel lito sigeo vicina stava / E stendendo le mani, noi trattiam disse / La lite, ahi Giove, anzi a le navi, e meco / non ha vergogna d’agguagliarsi Ulissè / Ei non dubitò già dar luogo, et lungi / fuggir le fiamme d’Ettore, che io / sostenni e discacciai da queste navi. / Dunque è migliore et più sicuro omai / tenzionar con parole finte et vane / che combatter con mano ardita e fortè [...]. Nella lettera che accompagna l’altro volgarizzamento coevo al frammento di Ovidio, quello dell’episodio di Eurialo e Niso dall’XI libro dell’Eneide, Varchi si scusa col destinatario Bernardo Salviati di non aver avuto il tempo di rivedere e correggere la sua versione, ma si giustifica affermando che una eccellentissima dipintura, o scultura di mano di Michelagniolo fusse, tutto che ritratta poi da buon maestro, ma dassai meno che mediocre garzone o piutosto fattore, dono non indegno di qualunche et alto et nobile spirito [...].

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