La Saletta Gonnelli riscopre Enzo Pregno (Il Cairo 1898 – Firenze 1972), pittore fiorentino ammirato da Oskar Kokoshka. Quelle che presenta la Saletta Gonnelli, a settanta anni dalla prima mostra di Enzo Pregno ed a quaranta dalla sua scomparsa, sono opere selezionate nel corso di tanti anni da autentici amatori dell’artista, quelli che sanno riconoscere le cose prodotte durante il periodo ascendente della sua parabola artistica, e, citando Pestellini nella monografia di Pregno edita da Gonnelli nel 1973, tralasciando “... le canne spente dei fuochi che non bruciarono...” .
I lavori qui presentati vanno dai primi anni del secolo appena trascorso, quando, la sua itinerante famiglia (il padre lavorava su navi da crociera e per questo nasce a Il Cairo) decide, dopo un breve periodo a Genova, di stabilirsi a Firenze.
A Firenze il giovane Pregno sarà uno degli iscritti iniziali della prima Scuola Italiana di Incisione, diretta da Celestino Celestini a partire dal 1912, insieme ad altri illustri personaggi del panorama artistico a venire come Francesco Chiappelli, Achille Lega, Ottone Rosai, Marino Marini.
Altre opere che attraversano gli anni venti, con l'esperienza letteraria de “Il calendario dei pensieri e delle pratiche solari” insieme a Piero Bargellini, fino ad arrivare, dopo il soggiorno in Francia dal 1929 al 1934, agli anni quaranta, quando un lungimirante Aldo Gonnelli, riesce a stipulare un contratto col pittore, il quale lo ripaga con una grande amicizia ed una produzione di opere di indiscusso valore artistico. Sono questi gli anni della prima mostra, nel 1942 nella Saletta Gonnelli appunto. Anni del secondo conflitto che vedrà, tra l'altro, Pregno impegnato in prima persona nella resistenza partigiana. Gappista con base al conventino di via Villani, insieme ad Aligi Barducci, il mitico “Potente”, Pregno sarà una figura partecipe e veramente importante per la liberazione di Firenze.
Gli anni quaranta saranno anche quelli della piena maturità pittorica che è rafforzata dall'acquisita consapevolezza di un valore artistico ormai solido e riconosciuto anche dai giovani avanguardisti dell'arte contemporanea, i quali, nell'immediato dopoguerra, faranno di Pregno una figura di riferimento per il loro sviluppo. Nel 1950 avvenne un fatto straordinario: la visita allo studio da parte di Oskar Kokoschka. Di questo evento ci riferisce il critico Michelangelo Masciotta che è stato il più grande estimatore di Pregno e grande amico del Maestro dell’espressionismo. Kokoschka, di passaggio a Firenze, vedendo i dipinti di Pregno in casa del critico, volle fortemente andarlo ad incontrare allo studio di via de’ Serragli. Qui, dopo aver osservato in silenzio le opere per minuti che sembravano interminabili, alla fine commentò: “…sei un pittore, un pittore vero…”. Pregno si inorgoglì di questo prestigioso giudizio ma mai ne fece vanto.
La odierna retrospettiva presenta una sessantina di opere scelte tra dipinti (autoritratti, paesaggi, nudi, nature morte), acquerelli, disegni, incisioni e collages, con l’invito a riscoprire e rivalorizzare con nuovo approccio critico un artista di indubbio valore, a torto misconosciuto e dimenticato. La mostra non ha fini di lucro: le opere esposte provengono dalla collezione Gonnelli, dalla collezione Perilli e dalla collezione Pieri.