Olio su tela. mm 420x680. Bozzetto per l’omonimo dipinto insignito del “Kaiserpreis” al Kunstlerhaus di Vienna nel 1891 - opera di ubicazione ignota e nota da una foto in Hirémy-Hirschl (Roma 1891), 2.
Di origini ungheresi, Adolf Hirschl trascorse la gioventù e la prima maturità a Vienna. Dopo aver magiarizzato il suo nome in Hirémy, nel 1898 si trasferì a Roma, dove morì nel 1933.
Ripercorrendo brevemente i primi sviluppi dell'arte di Hirschl a Vienna, occorre ricordare la sua formazione presso l'Accademia di Belle Arti, dove fu allievo, tra il 1878 ed il 1880 circa, dei pittori August Eisenmenger e Leopold Karl Müller: il primo, già allievo di Karl Rahl (il maggiore pittore di soggetti storici dell'Ottocento austriaco), era legato al genere storico-allegorico e fu egli stesso autore di grandi cicli decorativi in edifici pubblici, mentre il secondo, tra i due forse il più stimolante per il giovane Hirschl, era un eccellente esecutore di dipinti di genere orientalista (veniva chiamato "Müller dell'Egitto").
Il primo quadro realizzato da Hirschl al termine degli studi all'Accademia fu L'addio. Episodio del passaggio delle Alpi di Annibale (1880), insignito di un premio speciale, istituito dallo stesso Imperatore, come miglior lavoro del corso speciale di pittura di soggetto storico. Si tratta di un quadro di abilità e fattura già notevolissime, che sembra risentire di certi filoni di pittura francese (nel caso particolare Paul Delaroche), che il giovane artista dimostrava di seguire con molta attenzione negli anni viennesi, periodo in cui la sua arte era particolarmente influenzata dallo storicismo e dall'orientalismo.
Con L'entrata dei Goti a Roma Hirschl vinse nel 1882 il Rompreis, una borsa di studio per viaggiare e soggiornare all'estero. Andò quindi in Egitto e poi in Italia, nella cui capitale si fermò fino al 1884, dipingendovi La peste a Roma: un quadro dal taglio spettacolare, impostato secondo un asse trasversale di profondità, nel quale un corteo di vergini cristiane si snoda sommesso e pietoso tra le vestigia monumentali e decadute del Foro imperiale (il soggetto si ispira alla Historia Longobardorum di Paolo Diacono e descrive il corteo propiziatorio contro la peste che esplose a Roma nel 590 d.C., appena prima l'incoronazione di Papa Gregorio Magno). Non è difficile immaginare un contatto con la pittura francese del filone antichizzante alla Gérôme, che riscopriva nell'enorme "magazzino" della storia, greco-romana in particolare, motivi da ricostruire con lucida oggettività archeologica e antiquaria, rivestendoli però dello spirito, delle idee e delle inquietudini del proprio tempo, di metafore civili e morali intrecciate al languore romantico ed estetizzante per l'effimera transitorietà umana.
I dipinti di Gérôme, esposti nei Salons parigini, venivano diffusi in Europa dalle photogravures della casa Goupil ed anche in Italia alla fine degli anni Settanta e nel corso degli anni Ottanta si assiste ad un diffondersi di un gusto affine, con un proliferare di temi pompeiani e romani che ebbero nelle tele di Giovanni Muzzioli o di Cesare Maccari i più noti esempi: una linea quindi ormai estesa a livello internazionale, che lo stesso Hirschl non avrà mancato di osservare anche nelle declinazioni italiane, durante la sua prima permanenza a Roma. Erano del resto anche gli anni del successo clamoroso in Inghilterra di Alma Tadema con i suoi quadri di soggetto "antico", dei romanzi di Walter Pater, della nascita di un estetismo antiquario prontamente recepito di lì a poco dalla Roma dannunziana, “bizantina” e filo-preraffaellita.
Hirschl iniziò in quel decennio una carriera folgorante, scandita da premi ed esposizioni internazionali, da Parigi a Pietroburgo alle quali pervenivano i suoi dipinti appena finiti, culminante nel 1891 col “Kaiserpreis” allora al secondo anno di vita (l’anno precedente era stato assegnato a Gustav Klimt) al Kunstlerhaus di Vienna col quadro Corteo nuziale nell’antica Roma. Sempre al Kunstlerhaus, in occasione della mostra in occasione del giubileo di Francesco Giuseppe nel 1898, il pittore conquistò, unico austriaco, una medaglia d’oro per il quadro Le anime dell’Acheronte, acquisita dallo stato e oggi alla Österreische Galerie di Vienna. Con questo dipinto, considerato una delle sue opere significative, c’è il forte intento di collegarsi alle atmosfere del Simbolismo contemporaneo, in particolare a quelle visioni di vortici, di grappoli e fiumane di umana varietà che si trovano in opere coeve di un Sartorio (la Diana d'Efeso e gli schiavi) di un Malczewski o di un Fréderic.
Bibliografia generale: Hirémy-Hirschl (Roma 1981). Hirémy-Hirschl (Sansepolcro 1991). Hirémy-Hirschl (Brescia 2001).
Ottima conservazione.