8vo (mm 160x101). Pages [32], 472. Woodcut vignette on title page, restored worm-track in first two leaves affecting some letters of title. Small worming, light waterstain on few central leaves, occasional repairs. Very good copy. Contemporary full brown morocco blinding with gold and blind-tooled decorations; Jesuit device impressed in gold on covers. Spine decorated with foliate motif, chiseled edges.
In-8° (mm 160x101). Pagine [32], 472. Vignetta xilografica al frontespizio raffigurante il Salvatore. Lavori di tarlo restaurati alle prime due carte, con perdita parziale di alcune lettere del titolo, altri forellini marginali nelle prime 15 carte, lieve gora d'acqua a poche carte centrali, e altri minimi e marginali interventi di restauro, ma bell'esemplare. Legatura muta coeva in marocchino marrone con stemma della Compagnia di Gesù impresso in oro al centro dei piatti, entro elaborata cornice dorata con fregi fitomorfi inquadrati da duplici filetti e altra cornice di doppio filetto, più esterna, impressa a secco; decorazioni floreali ai comparti del dorso a quattro nervi e tagli cesellati.
Rara quarta edizione. L'opera costituisce il primo, alto tentativo di comporre una storia dettagliata ed ufficiale delle missioni della Compagnia di Gesù in Oriente. Scritto in portoghese dal gesuita Manuel Acosta (o da Costa, cfr. O'Neill-Domínguez I, 978; Sommervogel II, 1505), il testo manoscritto fu inviato da Coimbra a Roma nel 1565, dove fu tradotto dal portoghese in latino e preparato alla pubblicazione da Giovanni Pietro Maffei, un giovane novizio ed esperto latinista designato dai Gesuiti a comporre la storia ufficiale delle loro missioni in Asia. Maffei, che divenne in seguito uno dei principali storiografi della Compagnia di Gesù e dell'Asia, di fatto non si limitò alla sola traduzione del manoscritto, ma implementò il lavoro di Acosta di un intero capitolo completamente dedicato al Giappone e intitolato De Japonicis rebus epistolarum libri quinque, al fine del quale vi sono 5 pagine di Specimen quoddam litterarum vocumque iaponicarum, desumptum e Regis Bungi diplomate, in cui si riproducono decine di ideogrammi giapponesi. La fondamentale importanza di questo lavoro, che conobbe molte traduzioni e ristampe, è legata anche al fatto che vi sono riportate tutte le lettere inviate dai Gesuiti dall'India e dal Giappone fino all'anno 1570, nella loro versione non censurata (Acosta aveva accesso diretto a Coimbra a tutta la corrispondenza gesuita); fra queste si ricorda la celebre relazione di Saint Francis Xavier inviata a Kagoshima nel 1549. Cfr. Adams A-129 (I edizione); Backer 472, attribuisce l'opera al solo Maffei e nota che «On a ajouté à cette édition Epistolae duae separatim editae, de LII e Societate Jesu, pro fide catholica...»; Cordier, Indosinica II, 1907; Cordier, Japonica 60; Lach-Van Kley 2.1, 501; Palau 146953; Sommervogel V, 295.