4to (mm 252x173). Pages 30, [2] with 5 full page illustration through text. Copy n. XXIV on 150 copies issue, one on 25 with Roman numbers. Publisher's wrappers with red and black titles and engraving by Peyron. Copy signed and dated by Montale and drawings' Authors.
In-4° (mm 252x173). Pagine 30, [2] con 5 illustrazioni in bianco e nero nel testo a piena pagina. Esemplare n. XXIV su una tiratura a 150 copie, uno dei 25 numerati con numeri romani. Brossura editoriale illustrata con un'incisione di Peyron e con titoli in inchiostro rosso e nero. Esemplare firmato e datato da Montale al foglio di guardia e, a seguire, dagli Autori dei disegni.
Prima ricercata edizione dell'opera più rara di Eugenio Montale, particolarmente pregiata per il fatto di recare le firme del Poeta e di tutti coloro che contribuirono alla pubblicazione: il volume è infatti impreziosito da 5 illustrazioni più una nella brossura, realizzate proprio dagli artisti della Tavolata dell'Antico Fattore, Libero Andreotti, Felice Carena, Giovanni Caetani Colacicchi, Alberto Magnelli, Guido Peyron e Gianni Vagnetti. La trattoria fiorentina l'Antico Fattore fu 'scoperta' per caso nel 1929 da Andreotti, Carena e Magnelli, che la elessero a ritrovo settimanale di un sempre più ampio gruppo di artisti tanto che le riunioni del mercoledì della Tavolata (di pittori, scultori, poeti, letterati...) divennero una delle più intense esperienze artistico-letterarie dell'epoca: «circostanze imponderabili, casualità fortuite, coincidenze magàte, destini geniali, tutte insieme queste cose determinano, a volte, la nascita di eventi culturali irripetibili» (Gatta Massimo, Firenze 1929. L’antica tertulia dell'Antico Fattore tra arte, poesia, cibo e musica). Questo fervido clima culturale portò nel 1931 anche alla nascita di un concorso di poesia, il Premio Antico Fattore, «la cui giuria, è questa la particolarità, sarebbe stata composta non da addetti ai lavori (critici, letterati, professori) ma da artisti dello scalpello e dei pennelli». Il primo premio della prima edizione del concorso fu assegnato proprio alla poesia La casa dei Doganieri di Montale, preferita a Vento a Tindari di Quasimodo; l'opera venne quindi pubblicata dall'editore Vallecchi in una placchetta fuori commercio, divenuta come anche le successive (vedi lotti 651 e 700) una vera rarità bibliografica.