In-4° (mm 198x142). Carte [12], 206. Mancante di due carte iniziali e delle carte 179-182, sostituite con le carte 177-178, 183-184 che pertanto risultano doppie. Frontespizio xilografico entro elaborata bordura architettonica, con stemma mediceo, e graziosi capilettera incisi in legno. Lacuna al margine inferiore esterno del frontespizio, con perdita dell'inciso, e altri piccoli strappetti lungo i bordi, altro piccolo strappo a carta 65 e taglio a carta 135, che interessa il testo ma senza perdita di lettere, gora d'acqua nell'angolo inferiore delle ultime 5 carte. Legatura settecentesca in pergamena rigida con titoli manoscritti al dorso. Minimi difetti ai piatti. Nota di possesso manoscritta, sbarrata, al frontespizio.
Esemplare scompleto di 6 carte ma prima edizione in italiano, rara; l'edizione originale fu pubblicata in latino nel 1519 col titolo De Regno et regis institutione. Il senese Francesco Patrizi, Vescovo di Gaeta e poi Beato, ebbe grande fama e autorità come scrittore politico nei secoli XV-XVI, anche fuori dal territorio italiano. Scrisse due opere principali, entrambe volgarizzate dopo circa quarant'anni da Giovanni Fabrini da Figline; nella prima cercò di tratteggiare il perfetto stato repubblicano, nel De Regno la perfetta monarchia: e difatti, l'opera entra di diritto nella tradizione dei testi umanistico improntati a Il Principe machiavelliano. Altro tema caro all'Autore, che trova largo spazio in quest'opera, è l'Amicizia, tratteggiata avendo come canone di riferimento il De Amicizia di Cicerone. Curiosa l'iscrizione sul basamento della bordura architettonica incisa al frontespizio: «Per me si va ne Santi campi Elisi / Per me si va tra le genti beate / Per me si va in Sempiterni risi / Pigliate ogni speranza voi, ch'entrate». Manca a Adams, Choix, Gamba, Graesse e Brunet, che censiscono solo l'edizione aldina del 1553.