Manuscript on parchment (mm 183x131). Leaves [1] blank, [2], 3-300, [2]. Leaf 3 and 6-300 have contemporary numeration handwritten in red (with the exceptions of pages 1, 2, 4, 5 that are not numbered). At the top margin where the numbers are found, there are also numbered sermons of which there is a 'Tabula' in the two final pages. Quires 1-2910, 3010+2; decorated with 71 illuminated initials in gold with foliate decoration extending into the margin, filigree initials, rubricated and with references and signatures at the bottom margin of the quires. Modern binding in rigid parchment with two inserted blank end-leaves at the beginning and end. The first quire has an intervention ab antiquo (XVIII-XIX century?) in order to supply for the lack of the first page, which was substituted with the shifting of c. 5 (as evidenced by the fact that it is consistent with the current 6), the initial leaf of the first sermon at the beginning of the quire. All of the successive quires are properly connected and follow the continuity of the text.
Manoscritto pergamenaceo (mm 183x131). Carte [1] bianca, [2], 3-300, [2]. Le carte 3, 6-300 con numerazione coeva manoscritta in rosso (ad eccezione delle cc. 1, 2, 4, 5 non numerate) al margine superiore dove sono numerati anche i singoli sermoni la cui Tabula è riportata nelle due carte finali; fascicoli 1-2910, 3010+2; decorato con 71 iniziali miniate a fondo oro con fregi vegetali al margine, capilettera filigranati, rubricato e con lumeggiature, con richiami e con segnature al margine inferiore dei fascicoli. Legatura moderna in pergamena rigida del secolo scorso con inserite due carte di guardia bianche all'inizio ed alla fine. Il primo fascicolo ha subito un intervento ab antiquo (XVIII-XIX secolo?) per ovviare alla mancanza della carta iniziale probabilmente decorata che è stata sostituita con lo spostamento della c. 5 (come dimostra il fatto che sia coerente con l'attuale 6), foglio iniziale del primo sermone, all'inizio del fascicolo. Tale intervento rende oggi impossibile (senza un nuovo intervento di smontaggio) la ricostruzione codicologica del fascicolo iniziale ed accertare la coerenza dei fogli che lo compongono (che non portano, ad eccezione delle cc. 3 e 6) numerazione coeva e che appaiono legati con brachette. Tutti i fascicoli successivi sono correttamente legati e seguono la continuità del testo.
La rilevanza del codice sta, oltre che nella rarità degli esemplari quattrocenteschi, nella preziosità della sua fattura, sia per la qualità della pergamena utilizzata, fine e ben lavorata, bianchissima, sia nella cura della scrittura e nella finezza della decorazione miniata e filigranata, con rubricature e lumeggiature alle lettere, tanto da far pensare ad una copia di dedica per un personaggio sconosciuto. Il codice, assegnabile per la decorazione al terzo quarto del XV secolo, e la cui fattura è localizzabile, tramite lo studio della decorazione, in area padana (o ancor più probabilmente lombarda) aggiunge un importante contributo allo studio dell'opera dell'autore del testo, il frate minore osservante Antonio da Vercelli, (Vercelli, primi decenni XV secolo - Orvieto 1483, predicatore in varie città italiane, tra cui Firenze, Roma, Milano, Borgo San Sepolcro, diffusore dei monti di pietà, amico di Lorenzo il Magnifico) su cui si veda la voce di R. Pratesi, DBI, 1961, 3,con bibliografia pregressa a cui si aggiunga C.A.L.M.A. Compendium Auctorum Latinorum Medii Aevi, Firenze, SISMEL, Fasc. I, 4, pp. 421-322 e per gli aspetti più strettamente politici P. Evangelisti, Etica politica e “arte dello stato”. Antonio da Vercelli un osservante francescano consigliere politico di Lorenzo il Magnifico in “Bollettino telematico di Filosofia politica” in linea) ed anche, per la qualità della pergamena e della decorazione, alla produzione manoscritta dei predicatori dell'Osservanza, che va, nella sua vasta gamma, dagli autografi, alle reportatio, alle copie eseguite per i conventi dell'Osservanza stessa (in Toscana si conoscono di questa stessa opera tre esemplari, conservati due nella Biblioteca Comunale degli Intronati di Siena, proveniente (il primo F.X 21) dal convento dell'Osservanza della stessa città, e l'altro (F.X.17) con provenienza ignota, il terzo nella Biblioteca Comunale e dell' Accademia Etrusca di Cortona, proveniente dal convento osservante di Santa Margherita (si veda, disponibile in linea, Codex. Inventario dei manoscritti medievali della Toscana). Si tratta di un Quadragesimale, cioè di una raccolta di prediche che vanno dalla domenica di Settuagesima alla domenica dell'ottava di Pasqua e che accompagnano giorno per giorno il periodo della quaresima e della Pasqua, probabilmente scritto in uno scriptorium della congregazione e composte in latino, perché il testo è indirizzato non principalmente alla predicazione diretta (che avveniva solitamente in volgare) ma soprattutto alla sua diffusione fra i confratelli che avevano così a disposizione, in un rapporto diretto, un testo a cui ispirarsi nella loro attività, in un torno di anni in cui l'attenzione e gli sforzi degli osservanti sono proprio rivolti, oltre che ad un'attività condotta sul versante politico ed economico, al rinnovamento della predicazione nelle piazze e nelle chiese italiane (si veda ora Carlo Delcorno, L'Osservanza francescana in Società Internazionale di Studi Francescani, I frati osservanti e la società in Italia nel secolo XV in “Atti del XL Congresso Internazionale, Spoleto 2013, pp. 5-53). Questa serie di prediche ebbe un buon successo se esse furono poi impresse a stampa in più edizioni, dalla princeps veneziana dei fratelli de Gregori del 16 II 1492/93 dedicata da Lodovico Brognolo ofm oss. al confratello Lodovico della Torre (ISTC ia00918000 IGI 717), a quella, sempre veneziana, di Albertino da Lissona nel 1505 (EDIT 16 CNCE 2123), di Lione, Nicolaus Cathelanus, 1504 (Index Aureliensis 106.091?, fino alla tedesca di Hagenau, Henricus Gran, expensis Ioannis Rinman, 1513 (VD A-2976), vista l'importanza della figura del frate vercellese all'interno della congregazione, in una attività che aveva avuto illustri precedenti in San Bernardino da Siena, Giovanni da Capistrano e Bernardino da Feltre, sia nella rarità delle copie manoscritte. Sul testo, a due colonne di 42/43 linee tracciate a secco con uno stilo, si interviene da parte di più mani: la prima è quella dello stesso copista che integra, con brevi correzioni ed aggiunte marginali, e le altre, successive, ma sempre tra XV e XVI secolo in., che annotano, specificano ed integrano con riferimenti al testo.
Scheda a cura del Dott. Piero Scapecchi