Penna e inchiostro di china. mm 280x240. Ugo Valeri frequentò l’Accademia di Venezia e quella di Bologna ma, incapace di sottostare a qualsiasi disciplina, fu espulso da entrambe. Caparbio e ribelle, visse al di fuori degli schemi preordinati del mondo artistico, seguendo la propria indole insofferente che lo costrinse a una vita raminga alla ricerca di quei gruppi di artisti, definiti all'epoca "scapigliati", con cui condivideva lo stesso stile di vita. Un gusto grafico lo portò a essere uno dei maggiori illustratori italiani, sue opere apparvero nel primo decennio del 1900, su riviste quali "La Lettura", "L’Illustrazione Italiana", "Varietas", "Secolo XX", "Italia Ride" e libri di Marinetti, Neera, Cavicchioli, Notari. Valeri non fu solo un illustratore, amatissimo tra l’altro da Vittorio Pica e definito per affinità di vita e rapidità di tratto il Toulouse-Lautrec italiano, va apprezzato anche per l’alto valore della sua opera pittorica, attraverso cui seppe offrire esempi di grande modernità che gli aprirono le porte a importanti esposizioni quali Premio Francia a Bologna (dove vince nel 1898), il Concorso "I sette peccati"€al Circolo filarmonico e artistico di Padova (1904), l"Esposizione Internazionale per l’apertura del Sempione (1906), la Biennale di Venezia (1907) e le mostre di Ca’Pesaro del 1909 e del 1910 a Venezia. Morì nel 1911, cadendo proprio da una finestra al terzo piano di Ca’ Pesaro, non si è mai saputo se incidentalmente o per suicidio.
Angolo superiore destro mutilo. Riquadrato ottagonalmente con matita per essere esibito sotto passe-partout.