Manoscritti a inchiostro nero. In totale 6 pagine scritte. Dimensioni varie.
Lettere interessanti, dense di informazioni musicali della Milano di quegli anni, scritte dal tenore bolognese: «Questo pubblico è dei più intelligenti ch’io mi conosca, ma ha il difetto di non volere […] che vi sieno artisti superiori di merito a quelli ch’egli proclamò valenti […] Per esempio Negrini e Corsi furono proclamati sublimi […] nel Poliuto […] e nel Rigoletto, per cui guai a quell’artista che s’attenta in queste due parti […]. Questo difetto lo estende così nelle opere […]. Non bisogna mai nominar Pacini, assai poco Mercadante, un poco di più Donizetti e Bellini, assai di raro Rossini e molto spesso Verdi. In conclusione per un artista nuovo per qui, il miglior partito è di debuttare con un’opera non mai intesa […]. Si va vociferando l’Alzira di Verdi la quale non fu mai prodotta qui a Milano; la tua parte non è brutta […] con quest’opera eviti lo scoglio dell’opinione […]».