Copia dell’epoca della celebre lettera. Manoscritto a inchiostro marrone scuro. 1 bifolio, scritte 3 pagine. Carta con filigrana. La lettera è protetta da una camicia in carta con grammatura più pesante, anch’essa con filigrana. Ottimo stato. Dimensioni: 275x195 mm.
È nota la passione del Galilei per l’Ariosto e la poca stima nei confronti del Tasso, al punto da metterli a confronto in molte occasioni. Così fece anche in questa lettera: “Vo continuamente meco medesimo meditando, quale sia in me maggior mancamento, o il contenermi in silenzio continuo con V. S. Ill.ma, o lo scriverli senza esequire il desiderio che ella già mi accennò, di mandarli quei motivi che mi fanno anteporre l'uno all'altro de i due poeti eroici. Vorrei ubbidirla e servirla; e talvolta mi riuscirebbe impresa fattibile, se non mi fusse, non so come, uscito di mano un libro del Tasso, nel quale avendo fatto di carta in carta delle stampate interporre una bianca avevo nel corso di molti mesi, e direi anco di qualche anno, notati tutti i riscontri de i concetti comunemente da gl'autori trattati, soggiungendo i motivi i quali mi facevono anteporre l'uno all'altro, i quali per la parte dell'Ariosto erono molti più in numero et assai più gagliardi. […] La prego ad accettare non dirò questo poco che scrivo, che so bene che non è di prezo alcuno; ma quello che io desidero da V. S. Ill.ma è che ella mi perdoni e scusi il mio lungo silenzio [..]”. L’originale di questa lettera si trova presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze (Banco rari – Armadio 9, Cartella 5.33). La lettera venne estesa dal collaboratore di Galileo, il sacerdote Marco Ambrogetti.