Manoscritto cartaceo in-folio piccolo (mm 268x190). Carte [132], la 26 bianca. Con piante, schemi e tabelle nel testo. Vergato da un'unica settecentesca mano in inchiostro bruno. Forellino di tarlo nel margine interno delle carte ma per il resto ottima copia. Legatura coeva in piena pergamena con titoli ormai sbiaditi al dorso, lacune riparate al piatto anteriore, una mancanza a quello posteriore e piccole macchie. Perduto il foglio di guardia iniziale.
Opera inedita, che sopravvive soltanto nella tradizione manoscritta; se ne conoscono una copia conservata a Philadelphia nella Biblioteca della University of Pennsylvania, il ms. Codex 377 (stimato fra il 1650 e il 1799), e una copia di presentazione in coloritura ad Harvard alla Houghton Library, il MS Typ 255, datata 1728 nel frontespizio e con le figure delineate da Raimondo Di Sangro. Dal confronto che abbiamo effettuato le tre copie appaiono sostanzialmente identiche, tranne che per le figure. Il nostro esemplare e quello conservato a Philadelphia sono inoltre vergati dalla medesima mano, forse dell'Autore stesso. Del Quartaroni (1651-1736) sappiamo che nacque a Messina nel 1651 e che in seguito alla chiusura dell'Università nella sua città natale si trasferì a Roma dove fu Lettore nella Sapienza. «A sua detta, insegnava "non solo la geometria, ottica, astronomia, fortificationi, algebra e qualsivoglia parte di matematica, ma anche il nuovo metodo logistico ritrovato dal Padre Francesco Gottignes". Proprio Gilles-François de Gottignies, lettore di matematiche al Collegio romano, lo avrebbe inoltre sostenuto come insegnante privato delle dette scienze presso le famiglie patrizie. A fine carriera Quartaroni poteva vantare discepoli tra la prima nobiltà italiana ed europea, come [...] il principe Raimondo di Sangro» (DBI, ad vocem).