Bulino. mm 362x502. Bartsch, XV, 63. In alto al centro sul pilastro il titolo "Raptus Sabinaro", in basso a sinistra "Romule militibus seisti / dare conmoda tuis", e in basso a destra "Ant. Sal. exc.". La lastra è frutto di una collaborazione tra Rosso e Caraglio, lasciata incompiuta con il Sacco di Roma viene ritenuta l'ultimo lavoro del Caraglio, anche se venne completata da un incisore anonimo, dallo stile più duro e ampio. Bartsch riporta che l'invenzione è da attribuire a Baccio Bandinelli; Vasari invece l'attribuiva correttamente a Rosso Fiorentino. Quanto al soggetto, quello rappresentato non sarebbe il ratto vero e proprio, piuttosto un episodio successivo raccontato da Livio e da Plutarco, ovvero il tentativo di riscatto dei Sabini che raggiunsero Roma e combatterono nel Foro, mentre le donne Sabine intervennero per chiedere il mantenimento della pace. La figura femminile raffigurata seduta su un asino sarebbe la dea Vesta, presso il cui tempio avvenne la lotta. Ottima prova nello stato definitivo dopo il completamento della lastra, su carta vergellata con filigrana "scala a pioli in cerchio singolo sormontato da stella a sei punte" (Woodward, 239 - Roma, Antonio Salamanca, 1548). Bibliografia: Eugene Carroll, Rosso Fiorentino, NG Washington 1987, cat. 47.
Foglio rifilato alla linea d'inquadramento con sottile margine su tre lati. Brevi strappi, uno riparato con carta al verso, alle estremità dei margini superiore e inferiore. Alcuni forellini, minori difetti e lieve traccia d'uso.