Manoscritti a inchiostro nero. Tre bifoli, scritte 6 pagine. Al verso indirizzi e timbri postali. Dimensioni 130x190 mm ca. SI AGGIUNGE: Id.: 1 componimento poetico autografo. Non datato.
I DOCUMENTO: Il librettista Cammarano polemizza con il compositore Nini a proposito dell’opera Cristina [di Svezia] per la data di consegna del libretto. Non concorda neppure con la scelta di alcuni cantanti e con l’eccesso di duetti. Aggiunge “l’accomodo nel duetto del primo atto Pietoso cielo! Prova l’alma inebbriata […]”. Seguono lamentele sui pagamenti “Ricordi è partito da Napoli senza rimettermi le 300 lire” e sul fatto di aver perso altri lavori importanti a causa di Nini: “dopo aver rifiutato di scrivere con lo stesso Mercadante”. Nell’ultima lettera Cammarano, avendo “riscosso dal sig. Capitano Bonnefoy le otto sovrane d’oro e il zecchino” cerca di ricucire il rapporto di amicizia con Nini. II DOCUMENTO: Si tratta di tre strofe in endecasillabi “In mio sermone assai più ch’uomo apparve”. In un incontro immaginario con Dante, Cammarano lamenta le contaminazioni straniere della lingua italiana “la natia favella / di gallico sermon la lingua imbratta” e termina con accenni alla patria oppressa: “Per come volle sua maligna stella / il barbarico turbine guerriero / piombò sovr’essa, ed ahi non fu più quella”.