Manoscritti a inchiostri neri e blu. Alcune lettere dattiloscritte con firme autografe. Dimensioni varie.
Lettere di argomento lavorativo. Carte inviate a Carlo Gatti, Mario Labroca, Jenner Mataloni, Luigi Oldani, Nino Negrotti ecc. Tra i nomi: Tullio Serafin, Antonino Votto, Gino Marinuzzi (anche un ritratto fotografico), Giandrea Gavazzeni, Antonio Guarnieri, Nino Sanzogno, George Georgescu, Lucon Arturo (una lettera è ad Arturo Toscanini, l’altra al figlio Walter), Franco Capuana, Karl Boehm, Lamberto Gardelli, Brnardino Molinari, Francesco Molinari Pradelli, Franco Ferrara, Franco Ghione, Vincenzo Bellezza, Alberto Erede, Ugo Rapalo, Angelo Questa, Kurt Eickhorn, Désiré Defauw, Mario Rossi, Renato Fasano, Carl Schuricht, Mario Fighera, Zoltan Fekete, Boult Adrian, Corneil de Thoran, Umberto Berrettoni ecc. Alcuni esempi: Tullio Serafin scrive a Gatti da Firenze - "La Topaia" - il 5 settembre 1942: “Benois ti avrà detto: l'altro giorno stavo mettendomi a tavola per la colazione [...] quando una telefonata da Roma mi dice che stanno per fare una grossa ingiustizia a mio genero [...] che avrebbe portato gravissime conseguenze di ogni genere e dovuta alle solite lettere anonime [...] e così anziché mettermi a colazione [...] sono partito, senza nemmeno il tempo di comperare il biglietto". Il ritardo della partenza del treno gli ha permesso di chiarire a Benois le sue idee di massima circa la prima scena dell'Oro del Reno e il finale del Crepuscolo. Lunghissima ed interessantissima lettera in cui Serafin scrive anche a proposito di Marussig, del M° Berrettoni, del tenore Svanholm, della malattia di Casella. Gino Marinuzzi in 24 agosto 1948 scrive: “Sto ultimando in questi giorni la riduzione per Pf del nostro 'Pinocchio'. Se Lei crede che vi siano ancora possibilità per una esecuzione alla Scala potrei fare in maniera di farLe pervenire una copia della suddetta riduzione, affinché Lei possa avere una idea della musica nonché della condotta generale del balletto.". Al rientro dalla Spagna, dove dovrà dirigere alcuni spettacoli, gli invierà la musica. "E' inutile che Le dica, caro Maestro quale è stata la delusione di noi tutti e mia in particolare per la faccenda che Lei sa! Speriamo solo che non sia ancora detta l'ultima parola […]”. Il 6 marzo 1948 Karl Boehm scrive: "Lei sa che io mi interesso molto al compositore Labroca e Le comunico che nel ciclo di concerti dell'anno prossimo eseguirò il Suo Stabat Mater [...] vorrei dirLe anche come mi farebbe piacere dirigere a Milano nella prossima stagione un'opera di Strauss (forse Elektra) o Wagner […] il Ring dei Nibelungen. Swanholm sarebbe un magnifico Siegried e Flagstadt una ottima Brunhilde […]".