Manoscritto a inchiostro nero su carta con filigrana e intestazione “Villa Myriam” (cancellato dall’autore). 1 bifolio, scritte 4 pagine. Dimensioni: mm 177x135.
L’argomento della missiva è l’opera “Prometeo” (libretto di Colautti). Questo lavoro venne bocciato da Sonzogno e, soprattutto, dal baritono Titta Ruffo. «Non ti ho scritto per non darti nuova pena! Ti avevo scritto che dopo la lettera del Segretario illustre armandomi di pazienza un’ultima volta ho scritto al Titta spiegandogli che il suo Pollastro o merlo faceva una confusione tale di termini di contratto d’epoche che il meglio era di vederci per qualche minuto. Lo pregavo di telegrafarmi quando [giungeva?] o da Genova o da Milano lasciando Montecarlo. Dopo una settimana i giornali mi hanno appreso che Titta era a Napoli a cantare al S. Carlo. Si vede che il divo ha deciso di non più rispondere nemmeno a me! Evviva [..] l’arte Italiana ecc. ecc. pur essendomi […] non ho altro mezzo che stare attento quando intanto di la prima di partire per l’America e farlo chiamare [….] a Milano […] ed essere io presente per sapere che cosa vuole fare di questo contratto. Intanto ho ricevuto il tuo libretto che non è secondo l’ultima (stesura?), ma che in due o tre sere di lavoro è riducibile secondo il tuo primo pensiero. Ma prima di fare ulteriori lavori è meglio sapere con tutte le garanzie legali che cosa intende fare il Divo. […] è questione di giorni. Vedi che ci metto tutta la calma e la pazienza possibili. Vedere questo signore che non risponde nemmeno alle mie lettere […]».