Olio su tela. cm 75,5x100. Interessante opera non firmata ma attribuibile allo stesso Diefenbach che negli ultimi anni dipinse nell’interno della Certosa di San Giacomo a Capri. L’ambiente ampio e spoglio è la stanza del torchio caratterizzata da una grande volta ogivale. Al centro è raffigurato l’artista davanti al cavalletto con a fianco una figura femminile con una lunga tunica bianca, forse la figlia Stella. Karl Wilhelm Diefenbach, pittore, riformista, pacifista, libero pensatore, simbolista, adoratore del sole, insofferente alle rigide convenzioni dell'ambiente borghese in cui viveva, fu molto criticato per il suo stile di vita secondo natura. Era infatti un seguace della dottrina teosofica e praticava il vegetarianismo e il nudismo. A Capri, dove era giunto nel dicembre del 1899 e dove visse fino alla morte, trovò la sua dimensione ideale, abbagliato dal miraggio di una nuova norma di vita da indigeno, primitiva e anticonvenzionale. L'isola fu per lui un'inesauribile fonte di ispirazione e i tredici anni di permanenza furono densissimi per la sua attività creativa e per la rigenerazione della sua arte simbolista intrisa d'Egitto e di Oriente. Nelle sue opere il senso cosmico della natura, il sentimento religioso dell’infinito, espressi con toni sublimi e misteriosi, esprimono chiaramente quella funzione magico-religiosa che l’artista attribuiva alla pittura. L’allievo prediletto di Diefenbach fu Fidus (pseudonimo di Hugo Höppener), suo aiuto al fregio monumentale di 48 metri a silhouettes nere dal titolo Per Aspera ad Astra che il maestro portò nella casa di Capri, un corteo di fanciulli danzanti e animali guidati dall’artista profeta che si dipartiva dalla Sfinge, definita da Diefenbach simbolo dell’irresolubile e inconciliabile contrasto tra la natura animale e spirituale dell’uomo, dirigendo il suo cammino verso un uccello migratore in volo. Le eleganti figurine nere di Fidus divennero una sigla inconfondibile dello Jugendstil e vennero più volte riprodotte a stampa (un’edizione fu stampata proprio a Capri nel 1900). Diefenbach ha contributo alla "fortuna" di Capri per la creazione di una comunità teosofica, continuata da quegli spiriti eletti che consolidarono il mito dell'isola (R. M. Rilke, J. Fersen, A. Munthe, N. Douglas,T. Mann, C. Mackenzie). All’interno della prestigiosa Certosa che ospitava i dipinti che dalla sua morte giacevano abbandonati in alcuni locali, nel 1974 venne inaugurato il museo attualmente a lui intitolato e dedicato, grazie alla cura dell’allora soprintendente Raffaello Causa. Cfr. A. Tafuri, R. De Martino, Diefenbach e Capri, Napoli 2013.
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