Acquaforte. mm 260x160. Foglio: mm 475x320. Vives i Pique-Cuenca Garcia, 3. Firmata nella lastra in alto a destra e datata “Roma 1869”. Titolo inciso in basso al centro. Ai lati: “Publié par Goupil et. C.ie – Imp. Delatre Paris”. Impressa su carta vergellata con filigrana Hudelist. Sul retro scritta a penna probabilmente di mano dell’artista: “Ultima Prova”. Rarissimo esemplare in una tiratura dell’artista ancora vivente, intermedia tra la prima e la seconda (entrambe 1873 ca.), non elencata dal catalogo ragionato compilato da Vives i Piqué e Cuenca Garcia che descrive la prima tiratura come avant-lettre e la seconda con incisi i nomi dell’editore e dello stampatore, ma recante anche impresso i il N°3 e in basso nel margine il timbro della firma qui invece ancora assenti. Le tirature successive sono postume. La Vittoria è tra le più belle incisioni di Fortuny e rivela un aspetto insolito dell’artista, cantore in questo soggetto della bellezza popolana mediterranea ed efebica che dovette probabilmente incontrare il gusto di Vincenzo Gemito, autore di un ritratto dell’artista stesso schizzato a penna che Pica volle inserire all’interno del suo famoso articolo Le acqueforti e i disegni di Mariano Fortuny, in “Emporium” (XLIV, n. 260, 1916). Questo nudo di giovane in posa incerta e sinuosa, che sembra riproporre in una chiave nuova un prototipo tiepolesco (nell’acquaforte Pulcinella, due maghi e un efebo, 1744), e in particolare la statuetta ellenica della Vittoria alata che tiene in mano (un’aggiunta artificiosa e superflua secondo Pica) entreranno più avanti nel repertorio figurativo ormai marcatamente simbolista di Giulio Aristide Sartorio (dall’acquaforte L’anarchia al dipinto La Diana d’Efeso e gli schiavi) dopo essere stato oltretutto esplicitamente fortunyano ai suoi esordi artistici.
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