Manoscritti a inchiostro blu. 4 pagine scritte in totale. Dimensioni varie.
“[…] Al tuo fascino godereccio e paffuto non si può proprio resistere […]. Ti spedisco a parte il programma del festival […] ci sono tutti i dati del Falstaff. Manca il nome della Palombini che sarà Quickly […]. Tutto l’allestimento è stato preparato a Roma. Costumi, scene ecc. Gli olandesi sono lucidi come lumache e fanno lavorare il cervello. Opera italiana, tutto italiano, opera francese, tutto francese […]. E’ una lezione per noi italiani che chiamiamo un norvegese per dirigere la Tosca […]. Giulini e io avevamo fatto insieme tanto Rossini. A chi ragiona viene intuitivo pensare di affidarci Falstaff. L’ultima vera opera buffa del nostro repertorio. Cenerentola – Falstaff. Chiaro? Sarò a Firenze […]. Per votare... ma segretamente col proposito di ammirare una edizione di Traviata che mi hanno detto sensazionale. [….] Come imposto Falstaff? Non ti so dire […]. Nella musica c’è già chiaro tutto, anche a voler sbagliare non si può. Eppure c’è chi ci riesce. Comunque non lo faccio medievale bensì elisabettiano […]” (15 maggio 1956). “[…] L’Europa è diventata molto piccola ormai. Vedo il mio futuro al mattino a Londra e la sera in Spagna. Non so se rendo l’idea. Dopo tutto bisogna incrementare le comunicazioni aeree. Sono qui per una ennesima Lucia […] (Venezia 24 gennaio s.a.)