In 4° (mm 200x146). [20] 492 pp. Collazionato completo (le carte iniziali a5-6 presenti ma per errore rilegate tra le pp. 486-487). Marca tipografica al frontespizio, testo in corsivo con fregi e iniziali xilografici. Lievi tracce del tempo al frontespizio (pallida macchietta lungo il margine inferiore), carte occasionalmente fiorite/arrossate e con una pallida gora intermittente nella parte inferiore, qualche traccia d’uso/del tempo ai margini. Legatura coeva in marocchino testa di moro con stemma di Ferrante Carafa al centro dei piatti (stampato in oro e con bande orizzontali dipinte in rosso), entro ricca cornice floreale con foglie, ghiande e gigli accantonati, dorso a tre nervi con titolo in oro (piccola mancanza al piede), tagli dorati e goffrati, minime sbucciature agli angoli.
BELLA COPIA IN LEGATURA ALLE ARMI DI DON FERRANTE CARAFA, dedicatario dell’opera, di questa cronaca dei fatti storici avvenuti durante il regno di Alfonso V d’Aragona (1396-1458), redatta dal genovese Bartolomeo Facio (1410 ca.-1557) prendendo spunto da Paolo Giovio e Francesco Guicciardini per quanto riguarda la parte relativa a Francesco Sforza. Il dedicatario e primo possessore Ferrante Carafa (1509-1587) è stato un nobile, militare e prolifico letterato italiano vissuto sotto il Regno di Napoli. Ludovico Dolce gli dedicò il terzo e il quinto libro delle Rime di diversi illustri signori napoletani, pubblicati a Venezia nel 1552 e nel 1555. Tra i letterati protetti dal Carafa si ricorda Scipione Ammirato, che fu suo ospite nel 1551 e nel 1558 (cfr. Treccani online). Graesse II p. 546.