Auction 54 / Books, autographs and manuscripts

tue 8 OCTOBER -  thu 10 OCTOBER 2024
 D'Annunzio Gabriele : La Reggenza Italiana del Carnaro. Disegno di un nuovo ordinamento  [..]
Lot 161

La prima Costituzione mai scritta da un poeta

D'Annunzio Gabriele

Storia, Letteratura italiana

La Reggenza Italiana del Carnaro. Disegno di un nuovo ordinamento dello Stato Libero di Fiume.

In Roma: Presso la Fionda, 1920.

In-folio (mm 321x220). Pagine 85, [3]. Fascicoli allentati, altrimenti buon esemplare intonso. Brossura originale con titoli entro cornice tipografica al piatto anteriore. Strappi marginali ai piatti e mancanze al dorso. Internamente staccata. Esemplare da studio, non passibile di restituzione.



Rara tiratura ordinaria in volume della «Carta del Carnaro», la costituzione fiumana che si pone a documento-simbolo di quella sorprendente avventura rivoluzionaria cominciata il 12 settembre 1919 con la marcia dei legionari da Ronchi e conclusasi nel 1920 col Natale di sangue. Si tratta della prima costituzione mai scritta da un poeta - nella quale D'Annunzio riprende e sviluppa un'idea elaborata dall’anarco-sindacalista Alceste De Ambris, suo capo di Gabinetto - pubblicata per la prima volta, in un centinaio di esemplari, il 27 agosto 1920; questa prima tiratura, si distingue da quella ordinaria, del mese di settembre (il presente esemplare) per un refuso negli articoli XVIII e XXXV, nei quali, al posto di "Reggenza", troviamo il termine "Repubblica". Si delinea un modello di democrazia diretta, in cui sono propugnati la centralità sociale del lavoro produttivo e la sua importanza rispetto al diritto di proprietà, il salario minimo garantito, il diritto allo studio, l’assistenza medica gratuita, la pensione, il diritto al risarcimento in caso di abuso di potere o errore giudiziario, il liberismo commerciale, il diritto referendario, la revocabilità in ogni momento dei governanti e dei funzionari e loro responsabilità civile e penale per eventuali errori o abusi. In questa prima stesura il termine "Repubblica", gradito a quelli che volevano fare la rivoluzione, era però intollerabile per i monarchici del Regio Esercito. Con il termine "Reggenza", invece, D’Annunzio rassicura i monarchici senza cambiare la sostanza del progetto di De Ambris.

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